Ho letto un’intervista all’editorialista israelo- palestinese Meron Rapoport. Egli ha analizzato i venti punti del “piano Trump” e che, secondo il suo estensore, dovrebbe fermare il genocidio in corso a Gaza. Dopo aver valutato i pro e i contro del piano trumpiano, ha fatto un’affermazione che mi ha lasciato basito. Alla domanda del giornalista che gli chiedeva: “Che succede se gli alleati di destra (i macellai Ben-Gvir e Smotrich) lo abbandonano?”, così risponde: “Potrebbe sostenere d’aver vinto la guerra e usare il consenso per il ritorno degli ostaggi per andare rapidamente a nuove elezioni a gennaio, abbastanza sicuro di vincerle (…)”.
Per cui,
secondo Meran Papoport, la maggioranza degli israeliani, se si votasse subito, potrebbe dare il
proprio consenso a quel criminale di Netanyahu.
Ma allora la
distinzione tra il governo Netanyahu con le mani sporche di sangue e la
maggioranza degli israeliani non sarebbe più proponibile. E’ come se, dopo le
leggi razziali emanate da Hitler in Germania, si fossero indette delle elezioni libere e lui avesse vinto, quegli elettori sarebbero stati sicuramente dei razzisti e quindi complici del capobanda nazista.
Per cui, nel
caso di nuove elezioni in Israele, chi votasse Netanyahu dopo il genocidio che
lui ha voluto nella striscia di Gaza e i massacri in Cisgiordania, sarebbe un
suo complice.
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