martedì 28 settembre 2010

Mercimonio in Parlamento!?

Gli ex parlamentari pordenonesi ed ex leghisti, Gabana e Pottino, qualche anno fa tuonavano contro: “Roma ladrona”.
Sembravano duri e puri. Addirittura il giovane Pottino era stato eletto segretario regionale del partito di Bossi in Friuli Venezia Giulia.
Poi, oggi, leggo sul quotidiano la Repubblica, in una pagina dedicata a questi due, e non aggiungo nessun aggettivo per non rischiare querele, cosa hanno combinato Gabana e Pottino quando erano in Parlamento a Roma.
I fatti come sono stati descritti da Repubblica.
Dopo aver rotto con il proprio partito, i due sono usciti pure dai gruppi della Lega in Parlamento, iscrivendosi al gruppi misti dove, Gabana, qualche volta aveva votato con la maggioranza di centrosinistra.
In seguito, vedendo il loro futuro politico senza sbocchi, si sono avvicinati al PDL di Berlusconi.
La maggioranza risicata al Senato del governo Prodi, faceva diventare prezioso il voto del senatore Gabana. Così, secondo Pottino, sono stati avvicinati (i due vanno sempre in coppia) dall’attuale ministro dei rapporti col Parlamento, Elio Vito, che propone loro di entrare nei gruppi parlamentari del re Sole di Arcore. E la contropartita? Dopo aver chiesto a Bossi il via libera all’operazione, con la clausola che non devono più venire rieletti nel caso di nuove elezioni, (con questa legge elettorale porcata si può fare), il leader della Lega ha dato il suo OK.
Ma a questo punto nasce spontanea una domanda: visto che il voto di Gabana poteva essere determinante per far cadere il governo Prodi, che interesse avrebbero avuto i due a farlo cadere e così ritornare alle elezioni con la certezza di non venire rieletti? E qui sta, secondo me, la truffa di corruzione che nasconde questo accordo. L’accordo prevedeva che dopo le nuove elezioni, con la quasi certezza che sarebbero state vinte da Berlusconi e Bossi, i due parlamentari pordenonesi avrebbero ricevuto una consulenza creata ad hoc dal nuovo gruppo parlamentare del PDL, affinché i due transfughi leghisti ricevessero un trattamento economico pari all’indennità parlamentare. E così avvenne. Dalle elezioni politiche del 2008, i due compari, con un contratto a progetto valido per tutta la legislatura e sottoscritto dal presidente del gruppo del Partito della Libertà, Fabrizio Cicchitto, ricevono una prebenda mensile di 10.043 euro ( lo stipendio da parlamentare senza i 4mila euro per i portaborse), per le loro: “considerevoli esperienze professionali nell’ambito delle comunicazioni istituzionali”.
Sempre Repubblica sottolinea che nel gruppo PDL nessuno conosce il loro lavoro, al punto che la segretaria del gruppo ad una domanda del giornalista risponde: “Non risultano nei nostri elenchi, è sicuro che lavorino qui?”. “Forse potete provare al partito”.
Ma anche li non ne sanno nulla.
Poi il giornalista rintraccia al telefono, Gabana e Pottino. I due confermano la consulenza ma negano il mercimonio: “non siamo stati affatto comprati, provenivamo già dal centrodestra”. Ammettono di recarsi poco a Roma, perché preferiscono “lavorare” in Friuli per la costruzione del PDL locale. “Proveniamo dal Carroccio e chi meglio di noi sa come si lavora sul territorio!”.
Dopo tutto questo, non so se ridere o piangere.
120.516 euro annuali, pagati dai cittadini, con una scrittura privata sottoscritta dal capogruppo alla Camera del PDL, Cicchitto, e con la complicità della Lega, (é verosimile che questo accordo sia a conoscenza dei dirigenti della Lega e del PDL locali e nazionali), da qualsiasi parte lo si prenda, è una porcata scandalosa.
Se quanto scritto dal quotidiano corrisponde alla verità dei fatti, credo che Gabana e Pottino dovranno nascondersi ai cittadini che li conoscono per il resto della loro vita.
E la magistratura dovrebbe muoversi e indagare se questi comportamenti siano leciti per il nostro codice penale.
Credo anche che dovrebbero venire inquisiti, il ministro Vito e il capogruppo Cicchitto e che, se vivessimo in un Paese normale, dovrebbero dimettersi ma, purtroppo, l'Italia non lo è da tempo
Svegliamoci prima cha sia troppo tardi.
O forse lo è già!

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