Lunedì sera all’Infedele, trasmissione di approfondimento di Gad Lerner sulla Sette, ha partecipato il professor Tullio De Mauro, uno pei più importanti linguisti italiani.
Durante il dibattito, il professor De Mauro ha portato i numeri della scolarità della popolazione italiana.
Il quadro che è emerso è a dir poco sconsolante.
Il 5% della popolazione è analfabeta
Il 33% con una insufficiente competenza alfabetica e aritmetica.
Un altro 33% di analfabeti di ritorno.
Per cui abbiamo oltre 30 milioni di nostri connazionali che messi davanti ad un libro o ad un giornale, non riescono a capire il senso di ciò che a malapena leggono.
Una situazione degradante, degna di Paesi da quarto mondo.
E il governo attuale, anziché cercare di porre un rimedio a questo stato di cose, taglia per l’ennesima volta i fondi per la scuola, per l’università e la ricerca.
Dopo aver conosciuto questa realtà, è davvero inimmaginabile soltanto sperare che l’Italia possa uscire da questa crisi che non è solo economica e sociale, ma anche civile.
Siamo diventati un popolo ignorante, che qualsiasi pifferaio magico può portare al disastro.
Questo spiega molte cose della nostra situazione politica.
Spiega anche chiaramente il senso della frase che Berlusconi, all’inizio della sua avventura politica, dava ai suoi collaboratori: quando parlate in pubblico, usate termini e frasi facili come se davanti aveste un uditorio di bambini di 10 anni.
Ebbene aveva ragione. Chi non ha scolarità. Chi ha un vocabolario minimo. Chi ha difficoltà di comprensione di dinamiche sociali e politiche anche semplici, è un soggetto facile da fagocitare.
E mi pare che ciò che sta avvenendo nel nostro Paese stia lì a dimostrarlo.
I cittadini analfabeti o quasi, non sono in grado di giudicare chi è più adatto ad essere chiamato a governare la cosa pubblica.
E’ buio nel nostro Paese.
E’ calata la notte sulla nostra Repubblica.
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