martedì 5 ottobre 2010

La costituzione di "banda armata" non è più reato

Attraverso le dichiarazioni di vari ministri, il governo lancia l’allarme terrorismo nel nostro Paese. Dopo l’attentato al direttore di “Libero”, Maurizio Belpietro, si ritorna a parlare di un pericolo che possa riemergere il terrorismo come lo abbiamo conosciuto negli anni settanta e ottanta.
Per cui, il ministro dell’Interno, Maroni, dice che le forze dell’ordine e tutti i servizi preposti alla nostra sicurezza sono stati allertati.
Poi attraverso “Il Fatto Quotidiano”, veniamo a conoscenza dell’ultimo coniglio uscito dal cilindro di questo ineffabile governo.
Il DL n° 66 del 15 marzo scorso avente il titolo: “Codice dell’Ordinamento Militare”, che andrà in vigore il 9 ottobre prossimo e che contiene 1085 norme, ha all’interno di questo guazzabuglio normativo, la n° 297, che abolisce il DL del 14 febbraio 1948 n. 43, quello che puniva con il carcere da 1 a 10 anni: “Chiunque promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni di carattere militare, le quali perseguono, anche indirettamente, scopi politici”, e si organizzano per compiere “azioni di violenza o minaccia”.
Gli autori di questo misfatto sono i ministri della Difesa, La Russa e quello della Semplificazione, Calderoli.
Ora, anche uno che ha portato il cervello all’ammasso, si renderà conto che è demenziale abrogare una legge in questi momenti in cui si teme la rinascita di un nuovo terrorismo politico o religioso.
Ma l’abolizione di questa legge non è stato un errore, anzi, è stata voluta per un fine ben preciso.
E’ in corso a Verona da 14 anni un processo a carico di molti esponenti di primo piano della Lega Nord. Sono accusati di aver organizzato nel 1996 una formazione paramilitare che tutti ricordano e che si chiamava: “Guardia Nazionale Padana”, le celebri “Camicie verdi”. Sono implicati in questa vicenda nomi importanti della nomenclatura leghista come lo stesso Calderoli, Bossi, Maroni, Borghezio, Gobbo, Speroni e altri ancora che al tempo di quei fatti erano parlamentari.
Erano accusati dal procuratore veronese, Papalia, di “attentato alla Costituzione”, “attentato all’unità e all’integrità dello Stato”, “costituzione di una struttura paramilitare fuorilegge”.
Scrive sempre Il Fatto Quotidiano, le prime due accuse sono cadute grazie ad una legge del 2005 voluta dal secondo governo Berlusconi in cui si è puniti soltanto se c’è un uso effettivo della violenza. E’ rimasto però in vigore il terzo. Ora dal 9 ottobre anche la terza imputazione a loro carico non sarà più considerata reato.
E così, il 1° ottobre, nel processo in corso, l’avvocatessa che difende gli imputati leghisti, si è alzata ed ha segnalato ai giudici che entrando in vigore la nuova legge, basta avere un po’ di pazienza ed aspettare il 9 ottobre prossimo e il processo si fermerà con la formula, “il fatto non è più un reato”.
Una formula usata altre volte in altri tribunali per un altro imputato eccellente dopo le diverse leggi ad personam che gli sono state cucite addosso per toglierlo dai guai giudiziaria. Ovviamente sto parlando del re Sole di Arcore.
Così al Tribunale di Verona non è rimasto che rinviare il processo al 19 novembre prossimo, quando non potrà far altro che prendere atto che gli imputati leghisti non sono più punibili, saranno prosciolti e ne usciranno bianchi immacolati e puri come dei gigli.
Tutto finirà a tarallucci e vino.
E poi, questi PDL e Lega, sarebbero i partiti che ad ogni piè sospinto blaterano di sicurezza!
Se avessero un po’ di pudore, i loro dirigenti dovrebbero arrossire di vergogna.
E’ buio nel nostro Paese.
E’ calata la notte sulla nostra Repubblica.

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