Nel Consiglio dei ministri di venerdì scorso, il governo ha deciso di istituire per il 9 febbraio la “giornata nazionale degli stati vegetativi”. La scelta di questa data è semplicemente ignobile degna figlia di questo governo indecente.
Il 9 febbraio è il giorno in cui morì Luana Englaro.
L’ennesimo violento schiaffo, l’ultimo insulto a suo padre, Beppino Englaro.
Questi politicanti che stanno al governo, non dimostrano nessun rispetto per un genitore che ha lottato, senza cercare scorciatoie, contro delle leggi ingiuste per esaudire la volontà di sua figlia Eluana.
Certo la questione è delicata inutile girarci attorno.
Però queste scelte, che toccano la più profonda intimità di ognuno di noi, non dovrebbero essere un motivo di scontro tra chi sostiene che la vita sia un dono di Dio e chi, viceversa, si ritiene padrone del proprio destino.
Le reazioni alla trasmissione di Fazio e Saviano, in cui sono state raccontate le strazianti storie di Eluana Englaro e di Piergiorgio Welby, sono state agghiaccianti. L’Associazione per la vita ha chiesto un diritto di replica, quasi fosse un risarcimento dovuto, accusando implicitamente quella trasmissione di inneggiare alla morte.
Un'idea blasfema.
Il mondo politico si è diviso in modo manicheo tra chi è per la vita e chi è per la morte.
Da rabbrividire al solo pensiero.
Invece su questa questione, visto l'argomento così delicato, credo sia doveroso spogliarsi delle proprie legittime convinzioni personali etiche, filosofiche, religiose e dichiarare semplicemente che: ognuno è padrone del proprio destino.
La persona fedele ad una religione che ritenesse la vita non a sua disposizione ma che sia un dono di Dio, accetterà di vivere dolorosamente una vita in stato vegetativo; viceversa, chi ritiene che il proprio destino sia nelle proprie mani e non accettasse la condizione di vivere una vita che per lui non è una vita degna, nessuno dovrebbe ergersi a giudice sulle sue scelte e se chiedesse di “staccare la spina”, nessuno, dico, nessuno avrebbe il diritto di vietarglielo.
Ecco ciò che differenzia tra chi propugna che la vita è sacra ed è un dono di Dio e coloro che ritengono ognuno libero di fare le proprie scelte autonomamente.
Nessuno di coloro che hanno ammirato il coraggio di Beppino Englaro e Piergiorgio Welby, si sognerebbe di obbligare, chi decide di viverla fino in fondo, a "staccare la spina".
Sarebbe un fatto mostruoso eppure, subdolamente, è questo che emerge tra chi si erge a difensore della vita, rispetto a coloro che lasciano liberi le persone di scegliersi il proprio destino, senza iscriverli obbligatoriamente nel “partito della morte”!
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