venerdì 10 dicembre 2010

Bertolaso e Alemanno: stessa pasta

Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione civile, tra i vari scandali in cui è indagato legati agli appalti quando dirigeva questa organizzazione, ha pure aperto la porta a famigliari e amici senza alcun concorso.
Da una interrogazione parlamentare di Elio Lannutti di IDV, emergerebbero fatti in cui avrebbe assunto a tempo indeterminato ed a chiamata diretta, circa 150 lavoratori che risultano figli di prefetti, magistrati, mogli di sottosegretari, figli di cardinali, e, udite udite, anche lo stesso cognato ultra ottantenne di Bertolaso. Un caso emblematico in cui si può finalmente gridare: largo ai giovani.
Queste 150 assunzioni clientelari costeranno all’erario 8 milioni di euro l’anno.
Ma ora sta emergendo un’altra cloaca per assunzioni clientelari.
Certamente di proporzioni maggiori: riguarda il sindaco di Roma, Alemanno e le aziende dei trasporti capitolini, Atac, e l’Ama, la società che gestisce i rifiuti nella capitale.
Secondo il Fatto Quotidiano, sarebbero stati assunti in 2 anni e mezzo di amministrazione Alemanno, 854 persone nell’azienda dei trasporti e 1400 in quella dei rifiuti!
E non è secondario ricordare che Atac e Ama hanno bilanci che se fossero aziende private dovrebbero portare i registi al tribunale.
Hanno centinaia di milioni di deficit, ma fanno assunzioni a go go di parenti, amici, mogli e mariti di amici, fratelli, nuore, nipoti, addirittura la figlia e il figlio del capo della scorta del sindaco di Roma, tanto paga sempre Pantalone.
Eppure, sui media, non si alzano i pianti per questo sperpero di denaro pubblico. Solo qualche quotidiano e settimanale hanno dato il giusto rilievo a queste notizie.
Bertolaso e Alemanno sono stati presi con le mani nella marmellata, eppure non fanno una piega.
In un Paese normale, queste notizie avrebbero procurato un terremoto mediatico e politico, purtroppo in questo disgraziato Paese, non ci si scandalizza più di nulla.
Svegliamoci prima che sia troppo tardi.
O forse lo è già.

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