venerdì 24 dicembre 2010

Condannato il comandante dei ROS

Il generale dei ROS (Raggruppamento Operativo Speciale), Giampaolo Ganzer, è stato condannato dal Tribunale di Milano a 14 anni di carcere per “aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, al peculato, al falso ed ad altri reati, alfine di fare una carriera rapida”.
Il generale dopo la sentenza ha dichiarato: “Le sentenze non si possono che rispettare. Aspettiamo le motivazioni”. Il ministro dell’Interno Maroni, sulla questione ha detto: “Naturalmente ho piena fiducia nella magistratura, ma altrettanta fiducia ho nell’operato dei carabinieri del ROS e del suo comandante”. Proseguendo poi: “Sono fermo sostenitore del principio della presunzione di innocenza fino a prova contraria. Il generale Ganzer ha la mia fiducia”.
Il comandante generale dell’Arma, Leonardo Gallitelli, invece afferma: “Nel rispetto della sentenza, sono fiducioso nel favorevole esito dei prossimi gradi di giudizio e confermo la piena affidabilità del generale Giampaolo Ganzer e del ROS”.
Secondo voi sono normali queste dichiarazioni di personaggi ai vertici degli organismi che tutelano la nostra sicurezza, riguardo una sentenza di condanna così pesante ad un generale comandante di un reparto molto importante per l’ordine pubblico del nostro Paese? In un Paese normale il generale Ganzer si sarebbe dimesso da comandante dei ROS!
Una sospensione di tutela dal ruolo, non sarebbe stato un comportamento più corretto da parte di Maroni, visto che Ganzer non ha avuto la sensibilità istituzionale di dare le dimissioni dopo la sentenza di condanna?
Questo garantismo peloso verso i potenti, verso la casta è insopportabile.
Verso gli studenti che manifestano contro questo governo, bisogna tenere il pugno duro, magari arrestandone qualcuno preventivamente, senza che questi avessero commesso reato, come desiderava il noto statista Gasparri.
Stiamo affondando sempre più, siamo diventati una povera repubblichetta delle banane!
E’ buio nel nostro Paese.
E’ calata la notte sulla nostra Repubblica.

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