In un periodo storico in cui cadono a pezzi per mancanza di finanziamenti i nostri monumenti più importanti, in cui gli studenti di ogni ordine e grado, la ricerca, l’università sono alla canna del gas, nel quale i lavoratori dello spettacolo si mobilitano contro i tagli, dove le forze dell’ordine manifestano davanti ai palazzi del potere romano ed anche davanti al castello del re Sole ad Arcore contro i tagli indiscriminati, il 18 novembre scorso, il Cipe ha staccato un nuovo assegno di ben 1.225 milioni di euro al Consorzio Venezia Nuova, che gestisce la costruzione del Mose a Venezia.
Può sembrare incredibile ma la notizia è vera.
Quest’opera che nel 1987 secondo il progetto di massima doveva costare 1 miliardo e 600milioni di euro e 2 anni fa si era giunti ad un prezzo “definitivo” di 4 miliardi e 200milioni di euro, con l’ultimo stanziamento siamo arrivati all’iperbolica cifra di 5 miliardi e 496milioni di euro. E già quando la somma totale era arrivata a 4,2 miliardi, la Corte dei Conti aveva fatto dei rilievi pesanti sui costi.
Ma il conto non è ancora chiuso. Ad oggi nessuno conosce il costo finale dell’opera.
Non esiste tutt’ora un piano esecutivo complessivo. Si continua a stralci con aggiustamenti in itinere! Con la logica: intanto cominciamo, poi vedremo come andrà a finire! Tanto paga sempre Pantalone ovvero, i contribuenti italiani.
Poi c’è un particolare che fa strabuzzare gli occhi. Su tutta questa montagna di denaro pubblico, come s’è visto, il concessionario per la costruzione del Mose è il Consorzio Venezia Nuova, una società privata cui fanno parte le più grandi imprese di costruzione italiane tra cui l’Impregilo (sempre lei) col 39,4%.
Ebbene, essendo denaro pubblico, la CVN avrebbe dovuto appaltare i lavori con delle gare pubbliche. Così era stato imposto anche dalla Commissione europea, la quale chiedeva che almeno il 45% dei lavori fosse assegnato con gare d’appalto. Invece non è stato così. I lavori sono stati spartiti all’interno delle aziende che sono socie del Consorzio. Solo una minimissima parte ha rispettato la richiesta europea. Pensate, di quella montagna di denaro pubblico, solo 10 (dieci) milioni di lavori sono stati messi a gara.
Mi pare che in tutta questa faccenda esista un conflitto di interessi clamoroso.
E’ facile immaginare che le ditte costruttrici aderenti al CVN abbiano banchettato abbondantemente.
Alla luce di questi fatti, come pensate, se partono le costruzioni di centrali nucleari nel nostro Paese, si possano costruire queste strutture intrinsecamente più impegnative rispetto alle paratie mobili del Mose. Francamente, oltre a tutte le perplessità che l’atomo mi suscita, questi esempi non troppo trasparenti, mi creano angoscia per la troppa leggerezza con cui vengono gestite queste commesse miliardarie.
Anche questo caso ci deve far riflettere quando saremo chiamati a votare il referendum indetto dall’Italia dei Valori per dire no al nucleare.
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