Ancora, l'ulteriore, l'ennesima accusa ingiusta, inverosimile, paradossale, accettabile solo perché ho visto ormai piombare sul mio corpo le cose più impensabili. Toccare i fili del potere criminale più profondo è significato riempire il percorso della mia vita di dinamite. Certe volte guardandomi dentro, tastando le mie forze, mi chiedo quanto posso resistere ancora a fronte di ingiustizie e violenze. Certamente perché ho la convinzione di aver agito nel rispetto della legge e della Costituzione, perché ho cercato di rendere segmenti di giustizia in un territorio intriso di tanta illegalità criminale e perché credo di farcela fino a quando avrò l'amore nel cuore, fino a quando la sete di giustizia non avrà placato la mia anima e il mio pensiero, quindi l'agire della mia vita. L'onestà e l'etica, del resto, sono state sempre il faro della mia vita.
La richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Roma non mi sorprende. Si tratta di uno dei circa 50 procedimenti penali ove sono stato indagato per la mia attività di PM in Calabria. Quando ho lavorato a Napoli solo 1 procedimento penale. L'isolamento istituzionale nell'amata terra di Calabria è stato devastante.
Mi difenderò, ovviamente, nel processo, senza alcuna immunità parlamentare, nella convinzione che magistrati sereni, equilibrati, autonomi e indipendenti non possano che riconoscere la correttezza del mio operato.
Non mi sottrarrò, comunque, alle spiegazioni pubbliche, racconterò la vicenda, l'assurdità dell'accusa e le troppe anomalie che caratterizzano le vicende che mi riguardano. Non avendo nulla di cui rimproverarmi e nulla da nascondere la pubblicità dei fatti non può che darmi, in definitiva, un po' di sollievo. Mi indagano da anni per le indagini che ho fatto. Mi devo sempre giustificare per le indagini che ho condotto sui colletti bianchi: su taluni politici, imprenditori, faccendieri, magistrati, appartenenti alle forze dell'ordine e ai servizi, mafiosi. La schiena dritta qualcuno me la vuol far piegare, ma non ci riusciranno. Chi nasce tondo non muore quadro. Ascoltate questa conversazione (http://www.youtube.com/watch?v=RzmS2RksFPA&feature=player_embedded): "ho detto tutto" direbbe Totò rivolgendosi a Peppino. La pubblicità a questo punto è la benvenuta. Mica devo nascondermi
da accuse come la corruzione, la concussione, il peculato o ruberie varie. Non tutti i mali, si dice, vengono per nuocere: da Salerno a Roma, da Napoli a Perugia - oltre al mio blog ove ho creato uno spazio dedicato - spero tutti gli atti siano presto pubblici. Il popolo nel cui nome è amministrata la giustizia si farà un'idea.
Mi accusano di aver acquisito i tabulati di alcuni parlamentari senza chiedere la prescritta autorizzazione alle Camere - non da letto ovviamente - di appartenenza. Solo un magistrato pazzo o ignorante - non certo un cattivo pubblico ministero come io sono stato - può acquisire i tabulati di utenze di parlamentari senza l'autorizzazione. E' come rubare una moto davanti a un plotone di poliziotti e carabinieri e pensare, poi, di farla franca. Tutti sanno che è necessaria l'autorizzazione, anche uno studente di giurisprudenza alle prese con l'esame di diritto costituzionale o procedura penale. Evidentemente quando ho acquisito quelle utenze non sapevo che fossero di parlamentari. Più volte polizia giudiziaria o consulenti chiedono al magistrato le acquisizioni di tabulati di cui non si conosce intestatario e/o usuario. Risparmiandovi i dettagli è un'accusa infondata dalla quale mi
difenderò innanzi al GUP con serenità e fierezza, assolutamente convinto della correttezza e doverosità del mio operato in quanto la legge è ancora uguale per tutti.
Quante cose vorrei dire su questa accusa infondata, la rabbia è anche forte quando sai di subire una profonda ingiustizia: dall'incompetenza territoriale - in quanto nei confronti di magistrati di Catanzaro per legge deve procedere la magistratura di Salerno -, al fatto che per l'acquisizione dei tabulati ero stato già indagato dalla Procura di Salerno e archiviato, alla circostanza che l'inchiesta nasce dalle segnalazioni di un magistrato (imputato per corruzione in atti giudiziari per l'avocazione del procedimento why not) e di un parlamentare (anche lui imputato per corruzione in atti giudiziari per l'illecita revoca del procedimento poseidone), al fatto che le indagini sono state dirette, sino al momento del suo coinvolgimento nell'inchiesta sulla protezione civile connection e alle sue dimissioni, dal Procuratore Aggiunto di Roma Achille Toro, a tante altre cose che è meglio non
rendere ancora pubbliche. Adesso è utile interrompere il racconto. Nominativi di persone coinvolte nelle indagini da me dirette e persone che hanno illecitamente ostacolato la mia attività di pubblico ministero compaiono nelle indagini recenti delle Procure di Firenze, Roma, Napoli e Perugia. Le stesse cricche, tutto torna, come in un circo del crimine. Negli ultimi mesi, più volte, sono stato sentito e in particolare presso la Procura della Repubblica di Perugia. Attendo con fiducia lo svolgimento di indagini molto delicate per avere un po' di giustizia per le tante ingiustizie subite e sperare, da cittadino di questo Paese sempre più avvolto dal puzzo del compromesso morale, che si apra uno squarcio sempre più grande nella cappa dominante dei poteri occulti.
Mi fermo qui, amiche e amici. Non mollerò, però, mai nella lotta per i diritti, per una politica con la P maiuscola, per la ricerca della verità, anche di quella giudiziaria che sembra sempre più difficile da raggiungere, tristemente per chi ha dato la vita per la toga ed è costretto a difendersi sol perché ha osato non girarsi dall'altra parte e non piegarsi al conformismo giudiziario.
Luigi de Magistris
p.s.:
Come promesso ho pubblicato diversi atti giudiziari, non coperti da segreto investigativo, affinchè il popolo, in nome del quale è amministrata la giustizia, sappia. Potete consultarli su questo sito (http://www.demagistris.it/ilcattivomagistrato/)
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