giovedì 7 aprile 2016

Testo della mia "L'Isola" a TPN del 7 aprile 2016


Siamo così abituati agli squallidi comportamenti di questa squalificata classe politica, che siamo diventati insensibili alle loro dichiarazioni.
Ad esempio, qualche giorno fa, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi ne ha sparata una davvero incredibile, che è scivolata via come l'acqua sul marmo.
In un'assemblea del PD è riuscito a dire che: ”Governiamo con Alfano e Verdini perché le elezione le abbiamo perse”.
Per poi continuare: “Conosco un metodo infallibile per non avere in maggioranza Alfano e Verdini: vincere le elezioni, cosa che non è accaduta nel 2013”.
Perbacco, finalmente il bullo fiorentino confessa che sono entrati nella maggioranza che sostiene il suo governo, i fuoriusciti del neocondannato e plurinquisito Denis Verdini, scappati dal Condannato di Arcore, perché, come si dice in questi casi, la poltrona è sacra.
Eppure, tutti i maggiordomi renziani quando qualcuno sottolineava questo fatto, smentivano sdegnati: La maggioranza che sostiene questo governo non è cambiata, per cui Verdini non ne fa parte”.
Ma forse la notizia più clamorosa della dichiarazione di Renzi, è quella in cui ammette che il PD alle elezioni politiche del 2013, non aveva vinto e quindi la campagna acquisti nel campo del centrodestra, secondo questa logica, è diventata eticamente e politicamente lecita.
Per cui, per dirla alla Marco Travaglio, Ve l'immaginate la Merkel, Valls, Cameron, Rajoy o Tsipras che dichiarano orgogliosi: La sapete l'ultima? Ho perso le elezioni, dunque governo io.
Verrebbero dimissionati immediatamente dai rispettivi capi di Stato e ritornare alle elezioni”.
Noi italiani invece, scrive sempre Travaglio sul Fatto Quotidiano, siamo talmente abituati all'idea che il nostro voto non conta nulla, che i parlamentari si comprano e si vendono e che i governi decidono nelle segrete stanze di organi mai eletti, da fare spallucce dinanzi a un premier che confessa di governare con i voti di una coalizione che ha perso le elezioni, alle quali lui per giunta non partecipò”.
Con il capo di un governo, aggiungo io, che dovrebbe essere di sinistra, che ha cancellato l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Che fa pagare interamente ai cittadini 208 esami clinici, un tempo cardini della prevenzione sanitaria e oggi dichiarati non necessari.
Che preferisce Marchionne, l'AD di Fiat - Chrysler che paga le sue tasse all'estero, a Landini, segretario dei metalmeccanici della Fiom.
Che vuole costruire il Ponte sullo Stretto.
Che sulla Giustizia è la fotocopia del satrapo arcoriano.
Che risponde con greve sarcasmo chi all'interno del suo partito gli ricorda che il programma elettorale con cui il PD si è presentato alle elezioni del 2013, non prevedeva queste scelte.
Insomma grazie ai tanti maggiordomi che gli scodinzolano attorno per prendere le briciole che gli arrivano dal suo potere, questo bullo può permettersi dei comportamenti disinvolti che in altre democrazie mature non sono permesse.
E per spiegarmi meglio, vi leggo un aforisma del grande scrittore e giornalista scomparso una decina di anni fa, Tiziano Terzani, intitolato “Miseri piccoli servi”, tratto da un suo libro “Un altro giro di Giostra”:
Un vecchio leone andava ogni giorno dopo pranzo nella sua tana a farsi un sonnellino, ma veniva regolarmente disturbato da un topo che gli entrava nelle orecchie e gli rosicchiava il pelo.
Il leone era grande e forte, ma non riusciva ad acchiappare quel minuscolo animale.
Chiese allora ad un gatto di fargli da guardiano.
In cambio gli avrebbe dato da mangiare.
Tutto filò liscio.
Il topo, vedendo il gatto, non usciva dal suo buco.
Il leone dormiva tranquillo e il gatto mangiava a volontà quel che il leone gli metteva generosamente a disposizione.
Il leone era così contento che elogiava e ringraziava continuamente il gatto per il suo aiuto.
Un giorno però il topo, ormai affamato, uscì dal suo buco e il gatto, senza pensarci due volte, gli balzò addosso e lo ammazzò.
Quando il leone si svegliò dal suo sonnellino, il gatto orgogliosissimo, gli raccontò quel che era successo.
Lì per lì il leone non disse nulla, ma il suo atteggiamento nei confronti del gatto cambiò completamente.
Non gli parlò più e non gli dette più una briciola da mangiare.
Il gatto non capiva: “Ho fatto il mio dovere. Perché mi tratti così?”, osò finalmente chiedere, dopo giorni di digiuno.
Misera piccola bestia, rispose il leone.
Sei un servo che non serve più.
Vattene via e lasciami dormire”.
Riflettano quei politicanti, quei cittadini che vendono l'anima mettendosi al servizio del potente di turno per un tozzo di pane.
Quando non servirà più al suo potere, l'uomo che comanda lo getterà via senza nessuna remora, come una vecchia scarpa rotta ormai inservibile.

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