Siamo
così abituati agli squallidi comportamenti di questa squalificata
classe politica, che siamo diventati insensibili alle loro
dichiarazioni.
Ad
esempio, qualche giorno fa, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi
ne ha sparata una davvero incredibile, che è scivolata via come
l'acqua sul marmo.
In
un'assemblea del PD è riuscito a dire che: ”Governiamo con
Alfano e Verdini perché le elezione le abbiamo perse”.
Per
poi continuare: “Conosco un metodo infallibile per non avere in
maggioranza Alfano e Verdini: vincere le elezioni, cosa che non è
accaduta nel 2013”.
Perbacco,
finalmente il bullo fiorentino confessa che sono entrati nella
maggioranza che sostiene il suo governo, i fuoriusciti del
neocondannato e plurinquisito Denis Verdini, scappati dal Condannato
di Arcore, perché, come si dice in questi casi, la poltrona è
sacra.
Eppure,
tutti i maggiordomi renziani quando qualcuno sottolineava questo
fatto, smentivano sdegnati: “La maggioranza che
sostiene questo governo non è cambiata, per cui
Verdini non ne fa parte”.
Ma
forse la notizia più clamorosa della dichiarazione di Renzi, è
quella in cui ammette che il PD alle elezioni politiche del 2013, non
aveva vinto e quindi la campagna acquisti nel campo del centrodestra,
secondo questa logica, è diventata eticamente e politicamente
lecita.
Per
cui, per dirla alla Marco Travaglio, “Ve
l'immaginate la Merkel, Valls, Cameron, Rajoy o Tsipras che
dichiarano orgogliosi: La sapete l'ultima? Ho perso le elezioni,
dunque governo io.
Verrebbero
dimissionati immediatamente dai rispettivi capi di Stato e ritornare
alle elezioni”.
“Noi
italiani invece, scrive
sempre Travaglio sul Fatto Quotidiano, siamo
talmente abituati all'idea che il nostro voto non conta nulla, che i
parlamentari si comprano e si vendono e che i governi decidono nelle
segrete stanze di organi mai eletti, da fare spallucce dinanzi a un
premier che confessa di governare con i voti di una coalizione che ha
perso le elezioni, alle quali lui per giunta non partecipò”.
Con
il capo di un governo, aggiungo io, che dovrebbe essere di sinistra,
che ha cancellato l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Che
fa pagare interamente ai cittadini 208 esami clinici, un tempo
cardini della prevenzione sanitaria e oggi dichiarati non necessari.
Che
preferisce Marchionne, l'AD di Fiat - Chrysler che paga le sue tasse
all'estero, a Landini, segretario dei metalmeccanici della Fiom.
Che
vuole costruire il Ponte sullo Stretto.
Che
sulla Giustizia è la fotocopia del satrapo arcoriano.
Che
risponde con greve sarcasmo chi all'interno del suo partito gli
ricorda che il programma elettorale con cui il PD si è presentato
alle elezioni del 2013, non prevedeva queste scelte.
Insomma
grazie ai tanti maggiordomi che gli scodinzolano attorno per prendere
le briciole che gli arrivano dal suo potere, questo bullo può
permettersi dei comportamenti disinvolti che in altre democrazie
mature non sono permesse.
E
per spiegarmi meglio, vi leggo un aforisma del grande scrittore e
giornalista scomparso una decina di anni fa, Tiziano Terzani,
intitolato “Miseri piccoli servi”, tratto da un suo libro “Un
altro giro di Giostra”:
“Un
vecchio leone andava ogni giorno dopo pranzo nella sua tana a farsi
un sonnellino, ma veniva regolarmente disturbato da un topo che gli
entrava nelle orecchie e gli rosicchiava il pelo.
Il
leone era grande e forte, ma non riusciva ad acchiappare quel
minuscolo animale.
Chiese
allora ad un gatto di fargli da guardiano.
In
cambio gli avrebbe dato da mangiare.
Tutto
filò liscio.
Il
topo, vedendo il gatto, non usciva dal suo buco.
Il
leone dormiva tranquillo e il gatto mangiava a volontà quel che il
leone gli metteva generosamente a disposizione.
Il
leone era così contento che elogiava e ringraziava continuamente il
gatto per il suo aiuto.
Un
giorno però il topo, ormai affamato, uscì dal suo buco e il gatto,
senza pensarci due volte, gli balzò addosso e lo ammazzò.
Quando
il leone si svegliò dal suo sonnellino, il gatto orgogliosissimo,
gli raccontò quel che era successo.
Lì
per lì il leone non disse nulla, ma il suo atteggiamento nei
confronti del gatto cambiò completamente.
Non
gli parlò più e non gli dette più una briciola da mangiare.
Il
gatto non capiva: “Ho fatto il mio dovere. Perché mi tratti
così?”, osò finalmente chiedere, dopo giorni di digiuno.
Misera
piccola bestia, rispose il leone.
Sei
un servo che non serve più.
Vattene
via e lasciami dormire”.
Riflettano
quei politicanti, quei cittadini che vendono l'anima mettendosi al
servizio del potente di turno per un tozzo di pane.
Quando
non servirà più al suo potere, l'uomo che comanda lo getterà via
senza nessuna remora, come una vecchia scarpa rotta ormai
inservibile.
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