Il
copione è sempre lo stesso sia che governi Berlusconi oppure Renzi:
quando la magistratura tocca il potere politico al più alto livello,
scatta la voglia di disciplinare le intercettazioni e le loro
pubblicazioni nei media.
I
giornali vengono accusati di pubblicare intercettazioni ancora
segrete e che dovrebbero rimanere tali.
Ma
è giusto ricordare che nel caso dello scandalo petroli di Potenza in
prima pagina su tutti i quotidiani e TV, non c'è stata nessuna fuga
di notizie: erano atti pubblici dopo le ordinanze di custodia
cautelare, dunque noti sia dagli arrestati che ai loro avvocati, per
cui non è stato violato nessun segreto istruttorio.
Eppure,
nell'ultimo Consiglio dei ministri, il bullo fiorentino ha chiesto al
ministro della Giustizia Orlando, di velocizzare l'iter della legge
sulle intercettazioni già approvata dalla Camera lo scorso dicembre.
Il
quale s'è messo subito sull'attenti, sparando cose tipo: “Scappano
conversazioni private da tutte le parti e la riforma
(sulle intercettazioni) è ferma al Senato da 8 mesi”,
(ora)
“va accelerata perché è condivisa”.
Ma
ora Renzi, impressionato dallo sconcerto che hanno creato nella gente
le intercettazioni della magistratura di Potenza, sembra abbia fatto
marcia indietro.
Comunque
sia, rimane in piedi, come una spada di Damocle, il DDL approvato
alla Camera, che sarà brandito alla prossima retata di personaggi
della Casta padrona.
Un
disegno di legge che bloccherebbe la pubblicazione di intercettazione
telefoniche e ambientali di soggetti terzi che non rientrano con
l'indagine della magistratura, come pure quelle ritenute di carattere
personale.
Insomma
molti retroscena sui comportamenti della Casta padrona, se questo DDL
andasse in porto così com'è passato alla Camera, non li
conosceremmo mai più.
E
questo sarebbe un bel guaio per i cittadini, perché come diceva
Einaudi: “bisogna conoscere per deliberare” e conseguentemente
bisogna conoscere per dare il proprio consenso politico con
cognizione di causa.
Anche
perché, ad esempio, le intercettazioni intercorse tra l'ex ministra
Guidi e il suo compagno Gemelli, il principale indagato
dell'inchiesta potentina, non sono, come dice Renzi, dei
“pettegolezzi sulla loro vita privata”.
Gemelli
è accusato dai Pm di Potenza di “traffico di influenze illecite”
per il suo rapporto privato con la Guidi, per cui il rapporto tra i
due non è più una loro questione privata, ma è diventato un fatto
pubblico.
Il
perché è evidente.
Quando
la Guidi risponde al suo compagno: “Dopo tutti i
favori che ti ho fatto, mi tratti come una sguattera del Guatemala”,
emerge un chiaro segnale di sudditanza dell'ex ministra verso questo
Gianluca Gemelli che la spinge a comportamenti istituzionali poco
chiari per agevolare i suoi affari.
E
questi fatti i cittadini hanno il diritto di conoscere.
Come
abbiamo pure il diritto di conoscere il linguaggio che usano tra
loro.
Sentite
la prosa della Guidi in una intercettazione telefonica con Gianluca
Gemelli, chiedendovi scusa in anticipo per il linguaggio scurrile:
“Dì ai tuoi amici che mi sono accorta che
nonostante tutte le loro balle, io ho in casa un pezzo di merda
(riferendosi al suo
viceministro
al ministero dello
Sviluppo, De Vincenti), e siccome la merda non me la prendo
io per paragli il culo al loro amichetto... lo tratto da pezzo di
merda...Non è che facciamo un favore a De Vincenti, allora stiamo
meglio hai capito? E io non mando a puttane come ho già rischiato di
fare un pezzo della mia roba per fare un favore a tutta la
combriccola lì. Claudio De Vincenti è un pezzo di merda”.
Poi
sempre parlando di De Vincenti, ora sottosegretario alla Presidenza,
colpevole di averla scavalcata convocando al ministero a sua insaputa
l'AD dell'Eni Claudio Descalzi, l'ex ministra tuona:
“Per
parlare di cose di cui non dovrebbe neanche parlare. Sono incazzata
per avermela fatta sotto il naso. Mi ha preso per il culo per sette
mesi e i tuoi amici c'hanno preso per il culo uguale”.
Insomma,
un linguaggio da scaricatori di porto, senza offesa naturalmente per
questi lavoratori.
Per
cui, anche se queste intercettazioni dovessero essere penalmente
irrilevanti, i cittadini hanno il pieno diritto di conoscere questo
modo di esprimersi dei loro governanti.
Perché
non dimentichiamolo, l'articolo 54 della Costituzione recita che:
“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere
fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi”.
Per
poi continuare con una prescrizione molto chiara: “I
cittadini cui sono affidati funzioni pubbliche, hanno il dovere di
adempierle con disciplina e onore”.
A
me non pare proprio che questo articolo costituzionale sia
stato rispettato dalla Guidi visto ciò che sta emergendo
dall'indagine di Potenza.
Occhi
aperti dunque, quando questa squalificata classe politica ci racconta
la favola che bisogna regolamentare le intercettazioni per
salvaguardare il diritto alla privacy dei cittadini.
Non
abbocchiamo come degli stupidi gonzi.
Comunque
rimane sempre valido il vecchio detto popolare:
“Male
non fare, paura non avere”.
Nessun commento:
Posta un commento