Nel dopoguerra, durante il suo periodo casarsese, P. P. Pasolini esponeva dei manifesti nella loggia trecentesca della frazione di S.Giovanni.
Erano sue riflessioni sulla povertà
cui versava la stragrande popolazione locale.
In una di queste, scritta nel
friulano casarsese, spiegava con chiarezza a questa povera gente con poca o
nessuna scolarità, cosa avrebbero dovuto fare per migliorare la loro condizione.
Il titolo era: La cuarduta dal bo
Un al passava par la strada e al à
jodut un contadin ch’al menava un bo cu na pissula quarduta, e al è fermat a
domandaighi: “Sint, se il bo al fos a conoscenza da la so fuarsa, i
podaressistu menalu al masèl cu na pissula guarduta?”. – “No di sigur!”
“Ben, cussì nualtris puarès: i sin
coma il bo i vin na gran fuarsa e a ni menin cu na cuarduta al masèl”.
Ecco questa riflessione pasoliniana
dovrebbe essere recepita anche ai giorni nostri.
Un esempio è l’Unione Europea.
L’UE è un topolino diplomatico perché
ogni Stato aderente si muove per conto proprio.
Il caso Regeni ne è la dimostrazione
pratica.
Se a chiedere giustizia all’Egitto fosse
l’UE e non solo l’Italia, sicuramente la richiesta di verità avrebbe un altro
peso e anche il dittatore Al Sisi sarebbe costretto a cambiare registro.
In un mondo globalizzato per avere un
peso, all’UE serve non solo l’unità finanziaria, ma anche un’Unione politica con
un proprio esercito, un proprio ministro degli Esteri eccetera, insomma un vero
governo al di sopra degli esecutivi nazionali.
In quel caso i 440milioni (dopo
l’uscita del Regno Unito) che abitano i Paesi europei aderenti all’Unione, si
sentirebbero cittadini di una potente federazione che tratta alla pari con gli
USA, la Cina, la Russia e gli altri grandi Paesi emergenti del mondo.
Solo questa condizione ci toglierebbe
dalla sudditanza verso le grandi potenze mondiali, che oggi i singoli Paesi
europei sono costretti a subire per le loro divisioni.
Ecco perché “La cuarduta dal bo” è ancora
attuale.
Il detto: “L’unione fa la forza” è
sempre valido.
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