domenica 25 ottobre 2020

Una moschea a Casarsa

 

La Lega di Casarsa ha segnalato che in uno stabile del comune opera “un centro islamico che funge anche da moschea”.

La deputata leghista sacilese Gava ha presentato un’interrogazione parlamentare su questo fatto al ministro dell’Interno.

Nell’interrogazione ha spiegato che secondo delle segnalazioni di cittadini, in un locale casarsese sono state viste entrare numerose persone, anche da altri comuni, che lasciano le scarpe all’ingresso come è d’obbligo fare nei luoghi di preghiera islamici.

Secondo Gava, questi assembramenti sono pericolosi durante questa emergenza  Covid.

Sempre la Gava scrive che ha denunciato questi fatti alle forze dell’ordine perché quello che sta accadendo in questo locale “non solo violerebbe le norme per la regolamentazione dei luoghi di culto e le disposizioni assunte per il contenimento della pandemia, ma soprattutto starebbe esponendo i cittadini a gravi rischi sanitari”.

Quanta ipocrisia!

Nascondersi dietro l’emergenza Covid per bloccare un luogo dove si incontrano dei musulmani e tipico di chi non ha il coraggio delle proprie azioni.

Lo sanno anche i sassi che i leghisti vecchi e nuovi sono sempre stati contrari alle aperture di luoghi di culto islamici.

Calderoli anni fa spargeva liquami di maiale per impedire un’apertura di una moschea in Lombardia!

E poi il suo boss Salvini, fino a pochi giorni fa irrideva coloro che gli suggerivano di usare la mascherina e le altre attenzioni sanitarie per difendersi dal virus.

Per cui, cara Gava, abbia il coraggio di chiamare le cose per nome: non è per l’emergenza Covid che è intervenuta, bensì per una possibile apertura di un luogo di culto islamico.

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