Sappiamo come reagisce la casta padrona quando la magistratura indaga o condanna uno di loro. Tuonano che loro sono perseguitati dai giudici. Che i magistrati esondano dai loro doveri. Ma se viene condannato una persona della plebe ecco che arriva un loro bel: e chi se ne frega! Per la casta dei “colletti bianchi”, il problema giustizia esiste solo se tra le sue maglie resta impigliato uno di loro.
C’è un esempio recente che è paradigmatico su quanto scrivo.
Nel 2006 un senza fissa dimore, un clochard, è stato preso in un supermercato di Firenze mentre cercava di rubare del cibo per non morire letteralmente di fame. Stava rubando cibo per un valore di 5 euro e 20 centesimi. Gli addetti del supermercato lo fermarono alle casse e poi chiamarono le forze dell’ordine. La procura di Firenze aprì un’inchiesta e il lestofante fu poi condannato a 2 mesi di reclusione senza la condizionale e quindi da scontare in carcere.
Nel frattempo il pericoloso malvivente si era dato alla macchia.
Qualche giorno fa i carabinieri di Bologna lo hanno rintracciato in una struttura di. accoglienza. E così il nostro delinquente è in carcere dopo 17 anni perché deve scontare i 2 mesi passati in giudicato e presi per aver tentato di rubare del cibo per un valore di 5,2 euro, per non morire di fame
Questa è la legge in questo Paese: forte con i deboli e debole con i forti. E anche: per gli amici la legge si interpreta, mentre per gli altri si applica.
Ricordiamoci di questo piccolo fatto quando qualche pesce grosso della politica o dell'economia vengono presi con il sorcio in bocca e la casta padrona come un sol uomo si solleva contro i magistrati che osano indagare uno di loro e poi magari condannarlo.
In realtà sono solo dei mascalzoni che approfittando del loro status di potenti, si considerano al di sopra delle leggi che i cittadini normali sono obbligati a rispettare.
Nessun commento:
Posta un commento