martedì 25 aprile 2023

E noi paghiamo...

Il presidente dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia, ha dichiarato che il decreto legge di Salvini sul Ponte di Messina, è un regalo all’azienda Webuild di Salini.

Questa azienda ha un contenzioso con lo Stato per 700milioni di euro richiesto come risarcimento, perché il governi Monti aveva bloccato l’opera dopo che la società di Salini aveva vinto l’appalto nel precedente progetto sul Ponte.

Busia dichiara che: “Il decreto legge , essendo entrato in vigore facendo proprio il progetto dei privati del 2011, ha determinato una posizione di vantaggio  del Contraente generale, (Webuild) così si è evitata la gara pubblica, senza aver risolto il contenzioso precedente (700milioni)”.

Infatti nel 2005 l’appalto lo vinse Eurolink che poi ha cambiato nome con Webuild sempre con Salini al comando.

Busia ha chiesto al governo Meloni di non concedere troppi vantaggi giuridici ed economici alla Webuild senza prima aver risolto il contenzioso in essere di 700milioni. Ma il governo non lo ha richiesto e Salini non ha rinunciato!

Ha pure chiesto che Webuild si prenda i rischi connessi alla eventuale futura costruzione del Ponte, che con il DL voluto da Salvini è tutto in capo al pubblico.

Così com’è scritto, il testo garantisce alla Webuild di incassare cospicui indennizzi se l’opera non venisse fatta.

E poi l’Unione europea ricorda che si deve fare un nuova gara d’appalto se i costi superano il 50% dell’appalto vinto precedentemente. E sappiamo che il governo quantifica già ora che il costo sarebbe di 13,5 miliardi, oltre il 60% dei costi già lievitati del 2001. Infatti nel 2002 i costi erano di 4,3 miliardi di euro, passati poi a 8 nel 2011.

Oltretutto, dichiara sempre il presidente dell’Anac, “Col decreto è stato assegnato al privato un notevole potere contrattuale che va bilanciato modificandolo. In caso contrario, basterà una semplice relazione del privato per determinare modifiche e gli adeguamenti necessari al Ponte. E’ cioè sarebbe il privato (Salini) che decide gli adeguamenti necessari (quindi i costi) e non lo Stato”.

Per cui Salini sarebbe in una botte di ferro, tanto pagherebbe sempre Pantalone, cioè noi!

Comunque su questo allarme lanciato dall’Anac il governo non ha profferito verbo.

Mentre Salvini ha elogiato l’ex presidente dell’Anas Piero Ciucci, che nel 2009 firmò la modifica del contratto precedente con Salini, stabilendo che la penale scattava anche se il progetto non fosse stato approvato dal Cipe.

Un caso unico al mondo scrive il Fatto Quotidiano!

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