sabato 28 ottobre 2023

Sanità pubblica: due o tre idee per salvarla

Ormai è chiaro: la Sanità pubblica così come l’abbiamo conosciuta in questi decenni, se questa china continua, tra qualche anno non esisterà più. Forse siamo in una fase di non ritorno. Già ora per chi ha soldi gli appuntamenti specialistici gli ha il giorno dopo, mentre per il resto del popolo i tempi sono biblici. Non siamo più uguali davanti alle malattie. 

Ma forse si potrebbe cambiando registro recuperare e ritornare alla Sanita dei tempi passati, ma la politica dovrebbe fare scelte coraggiose. 

Purtroppo, chi dovrebbe decidere di un cambio di passo, servirebbe coraggio e onestà intellettuale, qualità che oggi scarseggiano.

Si deve ritornare a ragionare per cui la salute non è una merce e non è da amministrare con le regole del mercato. Un ospedale non è un’azienda che deve fare utili!

E poi stiamo togliendo risorse alla Sanità pubblica a favore di quella privata.

Personalmente non sono contro l’entrata nella Sanità del privato, ma questi deve competere con il pubblico con le proprie risorse e chi vuole essere curato dal privato, deve pagare di tasca propria. 

Sicuramente si bloccherebbe le nascite di nuove strutture sanitarie private che poi, per forza di cose, "rubano" il personale medico al Pubblico impoverendolo!

Si dovrebbe poi togliere il filtro del numero chiuso a medicina magari facendo eventualmente una selezione dopo il primo anno. E se i rettori universitari dicono che non hanno le strutture per aumentare il numero degli studenti, perché vent’anni fa, quando è stato istituito il numero chiuso, lo spazio nelle università c’era, visto che i nostri atenei degli anni settanta e ottanta accoglievano il doppio o il triplo degli attuali studenti?

Poi potrebbero partecipare ai concorsi pubblici anche i neo laureati  e abilitati alla professione, concorsi che spesso vanno deserti per mancanza di partecipanti visto che possono partecipare solamente coloro che hanno passato la specialistica.

E poi lo scandalo dei medici ospedalieri che possono operare sia nel pubblico che nel privato contemporaneamente, cosa vietata a suo tempo da Rosy Bindi ma poi ripristinata da Berlusconi nel 2002. Se i medici ospedalieri fossero a tempo pieno, sicuramente molte code specialistiche si ridurrebbero.

Mi rendo conto che operando in questo modo si intaccano rendite di posizioni ormai consolidate, ma queste misure potrebbero forse farci fare un’inversione della grave situazione attuale che, come scritto sopra, è pericolosamente sul ciglio del burrone, dove chi può economicamente si cura e campa e chi no si deve arrangiare.

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