domenica 2 novembre 2025

Antonio Di Pietro ma che dici

Antonio Di Pietro ha rilasciato un’intervista al Fatto che mi hanno fatto cadere le braccia. Dice: “Farò campagna per il sì”.

Incredibile quanto un uomo che dovrebbe conoscere le motivazioni che hanno spinto questa destra a volere la separazione delle carriere tra requirenti e giudicanti, per distinguersi si metta contro tutti coloro che avversano con motivazioni molto profonde questa decisione del governo Meloni.

Da Gratteri a Villone, da Gustavo Zagrebelsky a Di Matteo per ricordare qualche nome, hanno spiegato perché questa scelta sia pericolosa per i comuni cittadini e per la democrazia del Paese.

E poi: “Non lascerò che alcun partito ci metta il cappello sopra”. Ma questo che Di Pietro lo voglia o no sarà inevitabile, durante la campagna del referendum confermativo. Questa destra lo porterà come un trofeo e lui non potrà farci nulla.

Poi entra nello specifico e dice che è per il “Sì” perché così si ci sarà “l’estromissione del Consiglio superiore della magistratura dalle scelte disciplinari sui magistrati e l’introduzione del sorteggio per togliere potere alle correnti”.

Quindi per Di Pietro questi due argomenti, sono per lui decisivi per la sua scelta di campo. La certezza che questo porterà inevitabilmente il pm sotto il governo, che gli indicherà i reati da perseguire, non lo preoccupano. Che se vincesse il “Sì” il Pm diventerebbe una specie di poliziotto teso a far condannare e non come oggi a cercare la verità. Diventerebbe come un avvocato che deve cercare di far assolvere il proprio cliente anche se sa che è colpevole altrimenti commette reato di “infedele patrocinio”. Mentre il nuovo pm cercherà di far condannare l’imputato anche se sa che è innocente. Oggi se un pm nasconde delle prove, degli indizi che scagionano l’imputato, commette un reato per: “Rifiuto di atti d’ufficio”. Ecco perché il pm deve rimanere nell’alveo della magistratura com’è attualmente. Deve cercare la verità e non una condanna a tutti i costi dell'imputato, come l'avvocato fa con il suo cliente nel cercare di farlo assolvere anche se sa che è colpevole.

Se Di Pietro sceglie di votare “Sì” perché ci sono anche cose positive nella separazione delle carriere è come dire che Mussolini, Hitler o Stalin, hanno fatto anche cose buone, per cui non sono stati dei mostri come la Storia ci racconta.

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