La querelle tra Saviano, Maroni e Alfano, è ormai diventata puro cabaret e neanche del migliore.
Dopo la prolusione di Saviano in “Vieni via con me”, la trasmissione di Fabio Fazio, in cui affermava che in Lombardia era infiltrata la ‘ndrangheta calabrese, la mafia più feroce e forte, con collusioni con il potere politico e quindi anche della Lega che è al governo in quella regione da vent’anni, è scattata la “macchina del fango”, la tecnica spiegata nel precedente” Vieni via con me”.
Il ministro Maroni è partito lancia in resta minacciando querele e chiedendo un faccia faccia con Saviano, sfidando l’autore di Gomorra, a ripetere le accuse alla Lega, “guardandolo negli occhi”.
Saviano in un’intervista ha risposto che è “una frase che mi ha molto inquietato”.
E sul perché risponde: “(…) Su Repubblica scrissi una lettera a Sandokan Schiavone (il capo della Camorra) dopo l’arresto del figlio. Lo invitavo a pentirsi. L’avvocato di Schiavone mi rispose: voglio vedere se Saviano ha il coraggio di dire quelle cose guardando Sandokan negli occhi. Per la prima volta, da allora, ho riascoltato questa espressione. E sulla bocca del ministro dell’Interno certe parole sono davvero inquietanti”.
E la macchina del fango parte e accusa Saviano di aver messo sullo stesso piano il capo camorrista e il ministro.
Ma secondo la lingua italiana e il buon senso comune, mi pare che Saviano non abbia equiparato il capo camorrista e il ministro dell’Interno. Mentre Maroni ha detto una frase che in bocca ad un ministro della Repubblica suona male: “Mi sento offeso come ministro e come leghista”. E, incredibilmente, anche per questa repubblica delle banane, il ministro anziché ringraziare per l’allarme che lo scrittore ha dato davanti ad una enorme platea di telespettatori, e quindi predisporre gli antidoti e combatterla, minaccia lo scrittore di querela.
E’ come se il medico diagnosticasse una brutta malattia ad un paziente e la moglie di questi lo denunciasse arrabbiata perché ha scoperto la patologia al marito.
E poi la macchina del fango continua il suo sporco lavoro. Il Giornale della famiglia Berlusconi, ha lanciato una raccolta di firme contro Saviano con lo slogan: “Una firma contro Saviano che dà del mafioso al Nord”. Questo quotidiano non è contro i mafiosi, ma contro chi li combatte con i suoi libri ed i suoi interventi pubblici. E’ un mondo alla rovescia.
Maroni, intanto, partecipa a “Matrix, a “Porta Porta”, a “L’ultima parola” e domenica anche “In mezz’ora” di Lucia Annunziata. Ha invaso tutti i telegiornali parlando sempre di Saviano, assegnandosi il merito della cattura di Iovine e continua a reclamare che vorrebbe un incontro con lo scrittore a “Vieni via con me”.
Forse sarà accontentato e a quanto pare, lunedì parteciperà al programma di Fazio.
Poi la Dia (Direzione Investigativa Antimafia), dichiara che la ‘ndrangheta è molto radicata nelle regione del nord, specialmente nella Lombardia e allora Maroni a “Matrix”, offre allo scrittore di deporre le armi. Ma come si fa a deporre le armi tra due contendenti se uno dei due è disarmato?
E così abbiamo un ministro dell’Interno che ha due sole scelte possibili.
La prima: se non era a conoscenza dei risultati investigativi della Dia è un ministro incapace, visto che il suo compito specifico è di combattere la delinquenza; la seconda: se invece era a conoscenza delle infiltrazioni mafiose in Lombardia, allora, per salvare il suo partito dalle accuse di Saviano, ha mentito sapendo di mentire.
Come stanno mentendo quei politicanti che affermano che i mafiosi latitanti catturati sono merito del governo.
Chiunque non abbia portato il cervello all’ammasso, sa che i meriti principali delle catture dei latitanti mafiosi sono delle forze dell’ordine e dei magistrati che li coordinano.
Il governo invece di accollarsi meriti che non ha, pensi a fornire mezzi finanziari sufficienti alle forze dell’ordine e alla magistratura anziché tagliarli pesantemente come ha fatto.
Per ultimo ho lasciato il ministro dell(in)giustizia Angelino Alfano, il quale ha dichiarato, senza nessun turbamento, che se cade questo governo si indebolisce la battaglia contro la mafia. Urca!
Come scrive il senatore di IDV, Luigi Li Gotti, “l’antimafia dei fatti di cui parlano i ministri Alfano e Maroni, comprende anche la mancata introduzione del reato di riciclaggio, la proposta di abolizione dell’art. 13 della legge Falcone, la violazione della legge sullo scioglimento delle amministrazioni comunali per infiltrazioni mafiose, (si veda il caso Fondi), la permanenza al governo di un sottosegretario (Cosentono) inseguito da un mandato di cattura per collusione con la camorra”. Aggiungo i parlamentari Dell'Utri e Cuffaro, già condannati in Appello per questioni di mafia e che fanno parte della corte berlusconiana.
Mi pare che basti.
E’ buio nel nostro Paese.
E’ calata la notte sulla nostra Repubblica.
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