domenica 7 novembre 2010

L'apologia del fascismo è ancora reato in Italia?

Lele Mora, noto alle cronache per essere indagato per istigazione alla prostituzione, ha come suoneria sul suo telefonino un motivo del periodo fascista, esibisce con fierezza nel suo studio il busto di Mussolini e non fa mistero di essere un fascista.
A Sanremo per il prossimo festival, Gianni Moranti voleva far cantare il brano che rimanda alla Resistenza partigiana al nazifascismo: Bella ciao. Ed ecco che subito il centrodestra per bocca del direttore artistico del festival, Gianmarco Mazzi, ha chiesto che assieme alla canzone della Resistenza fosse inserito nel programma un altro motivo che ricordasse il ventennio fascista: Giovinezza. Poi, visto le reazioni, si è bloccato salomonicamente tutto e non si canterà né Bella ciao, né Giovinezza.
Domenica 31 ottobre, migliaia di persone si sono trovate a Predappio, il luogo natio di Mussolini, per ricordare l’anniversario della marcia su Roma che ha aperto le porte al fascismo in Italia.
Ebbene, tutti questi episodi sono dei reati per: “apologia del fascismo”.
Lo esige la legge 645 del 20 giugno 1952, la cosiddetta “legge Scelba”, contenente le: “Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione che così recita: commette reato chiunque fa propaganda per la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure da chiunque pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche. Questo reato è punito con la reclusione da 6 mesi a due anni e una multa da 400mila a 1 milione di lire (non c’era ovviamente l’euro).
La mia domanda a questo punto è: se l’articolo 112 della Costituzione dice che “il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale”, perché i reati che ho sopra elencato non vengono perseguiti visto che l’azione penale è obbligatoria?
Forse una legge è meno legge se ha quasi sessant’anni?
Senza dimenticare che l’autore della legge in questione, il ministro Scelba, non era un comunista esaltato ma un democristiano.
Non vorrei che lentamente, come fanno presagire certe prese di posizione, il ventennio mussoliniano venga valutato non così malvagio come veniva dipinto dagli antifascisti che presero parte alla Resistenza e che poi nel dopoguerra furono gli artefici della ricostruzione del Paese.
E’ bene ricordare, per chi non conosce la nostra storia o ha una memoria labile, che Mussolini portò l’Italia a delle guerre coloniali e mondiali. Creò una dittatura che portò terrore, morte e distruzioni.
Insomma, il fascismo in Italia non deve più ritornare e i nostalgici, che si adoperano perché riprenda uno spazio nell’agone politico nazionale devono, e sottolineo devono, essere perseguiti perché c’è una legge che lo impone.

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