Ho letto, su un quotidiano nella pagina riservata agli interventi dei lettori, una lettera firmata da una donna. Parlava della sua “via crucis” dovuta ad un aborto. A questa signora, alla ventesima settimana di gravidanza, venne diagnosticato che il suo bambino, a causa di danni cerebro-spinali, era “incompatibile con la vita”. Dopo un paio di giorni angoscianti, questa donna aiutata dai suoi famigliari, decide di abortire. Si reca quindi in un ospedale. In questa struttura sanitaria, tutti gli operatori erano obiettori di coscienza, tranne due medici e un’ostetrica.
Nella sua lettera, la signora si lamentava perché il personale “obiettore” oltre a disinteressarsi di lei, le rivolgeva la parola solo per ricordarle che, dopo questo aborto, “non poteva più fare la Comunione e che suo figlio, perché frutto di un aborto, non poteva essere battezzato”.
Quando è cominciato il travaglio indotto, i medici non obiettori non erano presenti nel reparto. Stava male ma nessuno, né i medici né le infermiere obiettori, l’hanno assistita e confortata.
Dopo le urla di sua madre che aveva minacciato denuncie penali per la mancata assistenza, si è fatta viva un’ostetrica, che infastidita le comunicò che il parto era ancora lontano. Invece dopo dieci minuti, aumentarono le contrazioni e partorì nel suo letto, davanti al marito, a sua madre ed ai suoi suoceri. Visto che non era presente il personale non obiettore, la signora venne ripulita con malavoglia, anzi, le infermiere fecero intendere che non sarebbe stato un loro compito visto che erano delle obiettrici per cui avrebbe dovuto aspettare il personale non obiettore.
E così questa donna alla fine si chiede: “se l’obiezione di coscienza è una questione morale, non è immorale abbandonare una donna ad affrontare tutto da sola, un momento così drammatico, sopportando pure angherie e umiliazioni?”
E io aggiungo: Ma questo personale medico contrario all’aborto perché la loro religione cattolica glielo vieta, non pensa che il loro comportamento sia quanto più anticristiano si possa immaginare?
La maggiore virtù cristiana è ancora la carità verso il prossimo?
Oppure, com’è molto probabile, molti medici e infermieri sono obiettori di coscienza per comodità visto che il personale medico abortista, è guardato con sospetto, mentre chi è contrario aumenta notevolmente la possibilità di far carriera all’interno del sistema sanitario.
Questa accorata lettera dovrebbe far riflettere molti addetti ai lavori. Quei medici e quegli infermieri che guardano con disprezzo e non confortano le donne che per diverse ragioni vogliono abortire, forse, dovrebbero chiedersi se il loro comportamento sia umano, sia deontologicamente corretto, e per chi è credente, se corrisponde a ciò che dicono i Vangeli.
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