sabato 8 gennaio 2011

I guai giudiziari di Ballaman

Come molti sapranno, l’ex presidente del Consiglio regionale, Ballaman, dopo le dimissioni dal suo ruolo istituzionale e dalla Lega, a causa delle accuse pubblicate su un quotidiano di uso privato dell’auto blu, il sostituto procuratore di Trieste Frezza ha chiesto un nuovo rinvio a giudizio con l’accusa di peculato, per aver usato “impropriamente e ripetutamente” l’auto di servizio.
Già tempo fa il presidente della Corte dei Conti di Trieste Zappatori aveva quantificato in circa 22mila euro l’indennizzo che Ballaman avrebbe dovuto pagare all’ente regione per i danni erariali subiti.
Sui 68 viaggi di Ballaman con l’auto di servizio presi in considerazione, la Corte dei Conti ne aveva contestati una cinquantina non classificabili come istituzionali.
Ma ora c’è una nuova inchiesta: Ballaman è indagato anche per calunnia.
Secondo il Messaggero Veneto, in un interrogatorio, Ballaman avrebbe negato che una firma su un foglio di viaggio fosse sua, sostenendo che era stata falsificata. Però una perizia calligrafica richiesta dalla Procura triestina, ha appurato che la firma su quel foglio di viaggio era proprio dell’ex presidente Ballaman.
E così, mentendo al magistrato, questi avrebbe pure calunniato l’autista accusandolo implicitamente di aver falsificato la sua firma.
Secondo il quotidiano udinese, pare che l’avvocato di Ballaman intenda sostenere che questo uso improprio dell’auto blu, sia ormai prassi consolidata in regione, non contestando quindi i viaggi e i costi sostenuti impropriamente dalla regione.
Ballaman, quindi, si sarebbe comportato né più né meno come quei politici regionali che per motivi istituzionali usufruiscono dell’auto di servizio.
Se ciò fosse vero, spero che la procura triestina voglia aprire un’indagine su questo fenomeno.
Non può e non deve valere il detto tutti colpevoli, nessun colpevole, in particolare in un momento di grave difficoltà economica come questo.
Nella campagna elettorale per le “provinciali” del 2004 in cui era candidato presidente lo stesso Ballaman, la Lega di Pordenone aveva come unico punto del suo programma lo slogan: Pordenone provincia autonoma.
Una bufala clamorosa per imbrogliare gli elettori pordenonesi. Chiunque mastichi un po’ di politica sa che Pordenone non avrebbe mai avuto la benché minima possibilità di diventare una provincia autonoma come Trento e Bolzano, riconosciute tali dalla Costituzione del ‘48.
Solo un semplice ragionamento smontava la clamorosa bugia. Bastava chiedersi: perché Pordenone sì e Udine no! Perché Pordenone sì e Venezia o Treviso no!? Ma soprattutto a che pro visto che lo status di autonomia è già costituzionalmente riconosciuto in capo alla Regione? Insomma, la Lega e Ballaman, su Pordenone provincia autonoma mentivano sapendo di mentire agli elettori.
Tant’è che durante quella legislatura, in cui grazie a questo imbroglio la Lega ebbe il 17% dei consensi, non c’è stato un atto, un ordine del giorno del consiglio provinciale che chiedeva al governo l’inizio dell’iter costituzionale per trasformare la provincia di Pordenone in un ente autonomo come Trento e Bolzano. Probabilmente, i leghisti erano coscienti che chi avesse presentato una tale richiesta ufficiale a Roma, poteva indurre qualcuno a chiamare un’ambulanza per ricoverarlo in qualche clinica psichiatra.
Ma cosa collega questo episodio con i recenti problemi giudiziari di Ballaman?
E’ semplice, se un politico o una forza politica sono così cinici e senza scrupoli, da vendere un prodotto inesistente per imbrogliare gli elettori più sprovveduti, non è difficile immaginare che possa avere l’arroganza di porsi al di sopra della legge e di stupirsi se qualcuno gliene chiede poi conto.
Svegliamoci prima che sia troppo tardi.
O forse lo è già.

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