Si riparla del ponte sullo stretto di Messina.
Ormai come le maree, periodicamente quest’opera torna agli onori della cronaca.
Andiamo con ordine.
La società “Stretto di Messina”, una SpA fondata nel 1981, che gestisce l’opera il cui presidente è Pietro Ciucci che è pure presidente dell’Anas.
Il contraente generale che ha vinto l’appalto nell’ottobre del 2005 è l’Eurolink, un gruppo di imprese con capofila, l’Impregilo.
Fin’ora sono già stati spesi oltre 400 milioni di euro ma non esiste ancora il progetto esecutivo.
Solo per farsi un po’ di pubblicità, sono stati spesi 1 milione e 600 mila euro in fiere, mostre e convegni.
La struttura del ponte dovrebbe avere una campata unica di 3.300 metri, il più lungo mai costruito al mondo.
Nel settembre dello scorso anno, Berlusconi aveva promesso che il progetto definitivo sarebbe stato approntato per il dicembre scorso suscitando l’ilarità di molti. Ovviamente, ad oggi, del progetto esecutivo non c'è nemmeno l'ombra.
Sempre il re Sole di Arcore ha poi promesso, senza scoppiare a ridere, che l’inaugurazione della nuova opera è stata fissata per il 2016.
Pensate, attualmente il ponte più lungo nel mondo è l’Akashi Kaikyo in Giappone lungo 1991 metri ed è stato costruito dai giapponesi in 10 anni, noi, evidentemente, siamo più bravi e lo costruiremo in 5.
Poi c’è l’accusa, fatta da più parti ad Antonio Di Pietro per la mancata chiusura della società Ponte di Messina quando il leader di IDV era ministro delle Infrastrutture nel governo Prodi.
Di Pietro è sempre stato contrario alla realizzazione del ponte.
E allora perché quando ne aveva l’opportunità non ha chiuso la società che gestisce l’opera?
Di Pietro da una spiegazione chiara e precisa e solo chi è in malafede può continuare ad accusarlo di parlar bene ma di razzolare male.
Se il ministro delle Infrastrutture del governo Prodi avesse chiuso la SpA Ponte sullo Stretto, lo Stato avrebbe dovuto pagare una penale di circa 500milioni di euro all’Impregilo e le altre ditte che firmarono il 27 marzo 2006 il contratto per la progettazione finale e la realizzazione dell’opera.
Così, Di Pietro, per evitare un salasso alle casse pubbliche, decise di snellire la SpA che da 90 scese a 5 dipendenti, motivando che il ponte sullo stretto di Messina non era più un’opera di interesse nazionale. Quindi poteva “aspettare”.
Poi quando in aprile 2008 vinse le elezioni, Berlusconi riprese nuovamente la progettazione per realizzare questo stramaledetto ponte che credo non si farà mai ma che continuerà a succhiare denaro pubblico per molto tempo, visto che il costo finale dell’opera, dopo un preventivo iniziale di 6,3 miliardi di euro, oggi, senza aver ancora iniziato i lavori, è lievitato a 8 (otto) miliardi di euro.
Dove si troveranno questa montagna di soldi visto che i privati non mettono i capitali come sbandiera la propaganda favorevole alla costruzione del ponte.
Io credo che il ponte sullo stretto di Messina sia semplicemente un colossale, costoso imbroglio.
Svegliamoci prima che sia troppo tardi.
O forse lo è già.
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