Vi
ricordate di Abdel Majid Touil, quel ragazzo marocchino di 22 anni
arrestato il 20 maggio scorso di cui le autorità tunisine chiedevano
l'estradizione, con la pesante accusa di essere uno dei responsabili
della strage avvenuta il 18 marzo al museo del Bardo a Tunisi?
Ebbene,
dopo 5 mesi di carcere, il ragazzo è stato rilasciato perché non
c'è, come dice il rappresentante dell'accusa, nessun indizio, né
tanto meno una prova che Touil abbia partecipato a quella strage o
che sia complice di quei terroristi, per cui
è stato scarcerato.
E
ora facciamo un gioco di memoria.
Ecco
cosa titolavano in prima pagina a nove colonne alcuni quotidiani il
giorno dell'arresto di Touil.
Il
Tempo di Roma: “L'Isis è pregata di presentarsi all'imbarco”.
Il
Giornale: “Italia colabrodo. Centro accoglienza
terroristi”.
Libero:
“Il terrorista catturato a 15 chilometri da Expo”.
Il
Mattino di Napoli: “Il terrorista arrivato con i barconi”.
Quei
titoli indicavano Touil già colpevole e le bagnarole che arrivavano
nelle nostre coste erano cariche di terroristi.
Eppure
sono gli stessi giornali che quando qualche appartenente alla Casta
padrona viene beccato con le mani nella marmellata, questi sono
sempre presunti colpevoli, anche quando le prove della
loro colpevolezza sono schiaccianti.
Sono
sepolcri imbiancati garantisti a giorni alterni.
E
Abdel Touil è caduto probabilmente nei giorni giustizialisti, per
cui la sua colpevolezza veniva data praticamente per certa.
Eppure
le accuse erano davvero assurde.
Pensate,
Touil sarebbe arrivato in Italia con un barcone il 15 febbraio, poi
sarebbe ritornato in Tunisia per fare l'attentato e il 19 marzo
sarebbe di nuovo rientrato nel nostro Paese sempre attraverso il
Canale di Sicilia, rifugiandosi poi a Trezzano sul Naviglio, un
comune nel milanese, a casa della mamma, il posto meno indicato per
un terrorista che normalmente dovrebbe nascondersi e far perdere le
proprie traccie, mi pare ovvio.
Il
ragazzo si è fatto così 5 mesi di carcere da innocente e pochi si
sono scandalizzati e non aveva la fila di politici che andavano a
consolarlo.
Mentre,
per dire, per Mantovani, ex vicepresidente della giunta regionale
lombarda arrestato per corruzione, c'è tuttora un codazzo di
deputati, senatori e consiglieri regionali che vanno a portare la
loro solidarietà al detenuto.
Ma
questo individuo fa parte della Casta padrona e non si chiama Abdel
Majid Touil, un nome di chiare origini arabe.
E
ora mi pare giusto ricordare alcune dichiarazioni della classe
politica, rilasciate dopo l'arresto del marocchino.
Ad
esempio, Renzi scrisse questo tweet: “Grazie alle
Forze dell'Ordine che hanno arrestato in Lombardia uno dei ricercati
della strage di Tunisi. (Sono)
orgoglioso della vostra professionalità”.
Mentre
la Lega Nord, al solito, sparava a pallettoni presentando addirittura
un esposto ai carabinieri accusando il governo di “favoreggiamento
dell'immigrazione clandestina” e
“Omicidio colposo”.
Salvini
dovrebbe scusarsi con Touil.
Dovrebbe
spiegare e scusarsi con coloro che avevano creduto alle sue balle e
che i barconi pieni di profughi non sono jihdisti pronti a saltarci
addosso come voleva farci credere.
Chiedendo
anche scusa per aver creato un clima indegno di un Paese civile.
Ecco
cosa ha detto la madre di Touil dopo il rilascio dal carcere e veniva
ventilata la possibilità di rimandare il figlio in Marocco perché
entrato in Italia senza permesso: “Se lo rimandano in Marocco,
muore. Non ha la testa. Dopo cinque mesi di detenzione
non capisce più nulla. Quando è uscito dal carcere di Opera, non mi
ha riconosciuto”.
E
ora vediamo un altro caso in cui è protagonista Giancarlo Galan,
l'ex doge del Veneto.
Questo
delinquente, che per vent'anni è stato il padre - padrone del
Veneto, è stato condannato per corruzione a 2 anni e 10 mesi di
carcere e a 2 milioni e 600mila euro di multa.
La
condanna al carcere la scontava nella sua sontuosa villa sui colli
Euganei, ma che ora ha dovuto lasciare perché confiscata.
E
cosa fa il nostro eroe prima di andarsene?
Si
è portato via i termosifoni, un paio di caminetti e alcuni sanitari.
I
funzionari dell'Agenzia del Demanio che sono entrati nella villa sono
rimasti esterrefatti dallo stato di degrado in cui l'hanno trovata.
Dunque,
Galan, oltre il privilegio di scontare la pena detentiva nella sua
casa, si è permesso questo indecoroso comportamento.
Per
cui è lecito porsi la domanda: se al suo posto ci fosse un povero
cristo, i fatti sarebbero andati allo stesso modo?
Penso
proprio di no!
Se
ti chiami Abdel Majid Touil o sei un qualsiasi Mario Rossi che non
appartiene alla Casta padrona, probabilmente non sconti la pena a
casa ma in carcere e, se ti fossi permesso di rubare oggetti da una
casa sotto sequestro come ha fatto Galan, saresti nuovamente sul
banco degli imputati.
La
legge sarebbe inflessibile.
Altro
che: “La legge è uguale per tutti”, come si legge nei Tribunali!
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