Dopo
gli attentati di Parigi, il mondo si interroga su come inquadrare e
raccontare i fatti parigini.
Alcuni
affermano che è uno “scontro di civiltà” iniziato l'11
settembre del 2001 con l'attentato alle Torri Gemelle di New York, e
che l'Occidente sta perdendo a causa dei cosiddetti “buonisti”.
Altri
invece pensano che sia in atto una guerra di religione cresciuta
notevolmente dopo che è nato l'Isis, il fantomatico Stato del
Califfato.
Su
questo ha risposto bene papa Francesco: “Utilizzare il nome di
Dio per giustificare questa strada dell'odio e della violenza, è una
bestemmia”.
Quel
che è certo, le nostre democrazie stanno rispondendo in modo
inadeguato se non in maniera stupida a questo terrorismo, che vuole
trasformare una fede religiosa in un'ideologia di morte.
Certo,
questo caos nel Medio Oriente è cresciuto anche grazie alle tante
guerre innestate dalle democrazie occidentali da personaggi come Bush
jr. e Blair che, se non fossero stati a capo di USA e Gran Bretagna
ma di Paesi del terzo mondo, ora sarebbero sul banco degli imputati
nel tribunale internazionale dell'Aja accusati di crimini di guerra
per aver portato con smaccate menzogne, alla disarticolazione e alla
distruzione dell'Iraq dove sono morte centinaia di migliaia di donne,
bambini e uomini innocenti.
Senza
dimenticare, naturalmente, le altre guerre scatenate sempre
dall'Occidente in Libia, in Siria, in Afganistan, eccetera.
Insomma,
noi Paesi occidentali abbiamo delle colpe gravissime, ma
intendiamoci, TUTTO QUESTO NON GIUSTIFICA ASSOLUTAMENTE IL TERRORISMO
DI QUESTO ISLAM RADICALE.
Ma
dopo aver sentito alcune reazioni a caldo sui fatti parigini, pare
che questo passato non abbia insegnato molto.
Come
il titolo di Libero il giorno dopo l'attentato.
Un
monumento alla stupidità.
Sbattere
in prima pagina a caratteri cubitali un titolo a nove colonne:
“Bastardi islamici” è una clamorosa cretinata, a meno che
il direttore di quel giornale, Belpietro, voglia scatenare con questa
provocazione una reazione violenta di alcune frange fondamentaliste
che si potrebbero trovare nell'oltre milione e mezzo di
musulmani residenti in Italia.
Pensiamo
all'effetto che un simile titolo può aver suscitato in alcuni
giovani di religione islamica.
Vedersi
associati ai macellai degli attentati di Parigi dev'essere tremendo
per chi professa quella fede in pace col mondo.
Molti
pensano che l'Islam sia una fede violenta e assassina e quindi da
combattere, ma in questo caso dobbiamo essere pienamente coscienti
che si fa una dichiarazione di guerra ad una comunità religiosa di
oltre un miliardo e mezzo di fedeli, tanti sono i musulmani nel
mondo.
E
poi in Francia.
Il
presidente Hollande ha riunito all'Eliseo, tutti i capi dei partiti
compresa Marine Le Pen, per cercare una soluzione condivisa dopo
queste barbarie, come si fa nelle democrazie più mature.
Mentre
nel nostro Paese, Salvini immediatamente dopo le stragi ha twittato
un demenziale: “Buonisti uguale complici”.
Nella
“notte degli sciacalli”, come ha giustamente titolato il
Fatto Quotidiano, Salvini poi ha chiesto di introdurre “i
libri di Oriana Fallaci obbligatori in tutte le scuole.
(Perché)Prevenire è
meglio che curare”. Poi ha
proposto
di “chiudere le frontiere; controlli a tappeto di tutte
le realtà islamiche presenti in Italia; e (infine)
attacchi in Siria e in Libia”.
Sposando
quindi l'equazione: arabo musulmano uguale terrorista,
oppure immigrato uguale jiahdista che,
oltre essere un falso, è anche molto pericoloso, come dice bene
Lucio Caracciolo.
Certo
l'Islam cosiddetto moderato che vuole praticare la propria religione
in pace, dovrebbe organizzare delle manifestazioni pubbliche per
rendere esplicito e visibile il loro totale dissenso verso i
criminali di Parigi.
Altrimenti,
di questi tempi, il loro silenzio potrebbe venire interpretato da
molti come una sorta di complicità, anche se le maggiori vittime del
terrorismo dell'Isis, sono, non dimentichiamolo, gli stessi
musulmani.
Questi
sono tempi difficili per chi ha la grande responsabilità di
informare i cittadini, oppure occupa delicati ruoli politici.
Immaginiamo
come può influire su certe giovani menti di fede islamica, un titolo
giornalistico che ti da del “bastardo” e una parte della
classe politica ti tratta da terrorista a prescindere.
In
questi giorni macchiati di sangue, è più facile mostrare i muscoli
che usare il cervello, quando invece serve misura e onestà
intellettuale.
Perché
lanciare stupidi slogan per vendere più giornali o per carpire i
voti dei cittadini meno preparati, potrebbe creare danni enormi alla
qualità della nostra già traballante democrazia.
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