La
giornalista e scrittrice, Oriana Fallaci, dopo l'attentato alle Torri
gemelle di New York dell'11 settembre 2001, era diventata il guru,
l'icona riconosciuta da coloro che ritenevano che in Europa il
pericolo islamista fosse incombente, tant'è che coniò il termine
Eurabia per avvertirci che l'Europa se non si difendeva dall'Islam,
si sarebbe arabizzata.
Scriveva:
"Diventeremo l'Eurabia. Il nemico è in casa nostra e non
vuole dialogare".
Accusò
l'Occidente di “buonismo e collaborazionismo, coglioneria e
viltà”.
Supportata
nelle sue farneticazioni da buona parte dei media, la Fallaci sparò
frasi impressionanti come: “dichiariamo loro guerra,
sterminiamoli tutti, cacciamoli dai nostri Paesi”, insultando
in tal modo un miliardo e mezzo di persone di fede musulmana.
Praticamente
anticipava di qualche anno, come scrive Alessandro Rebecchi sul Fatto
Quotidiano, le deliranti argomentazioni di Salvini di cui siamo
inondati in queste settimane su tutti i media.
Ora,
dopo i fattacci di Parigi, alcuni opinionisti di grandi quotidiani,
vorrebbero che coloro che non hanno creduto alle tesi della Fallaci,
le chiedessero scusa.
E
allora vediamo se queste scuse sono giustificate, perché in genere
si deve chiedere scusa quando uno dice una cosa giusta e non lo si
ascolta e magari si fa il contrario.
In
questo caso sarebbe giusto scusarsi con lei se avesse suggerito la
soluzione giusta del problema.
Ma
il fatto vero è che l'Occidente, dopo l'attentato alle Torri
gemelle, fece esattamente ciò che sosteneva la Fallaci, con i
risultati che conosciamo.
L'Occidente
con capofila gli USA, invase l'Afghanistan, la Libia, per finire con
i bombardamenti in Siria, con in mezzo l'invasione dell'Iraq, col
risultato di consegnare un Paese disarticolato in balia di bande
armate che fanno il bello e il cattivo tempo in quei territori.
Insomma,
Bush Jr. e Blair con la complicità di altri capi di Stato tra cui il
nostro Berlusconi, fecero esattamente ciò che Oriana Fallaci
suggeriva: scatenarono le guerre.
E
recentemente l'ex primo ministro inglese Tony Blair ha ammesso,
scusandosi, che fu proprio la guerra in Iraq a determinare le
condizioni per la nascita dello Stato islamico del Califfato.
Per
cui, sono coloro che sostenevano le tesi dell'Oriana nazionale che
dovrebbero scusarsi per aver scatenato uno “scontro di civiltà”
con delle guerre che hanno poi consegnato quei territori ai banditi
terroristi dell'Isis.
Come
l'eroe padano Salvini, che tutt'ora usa l'armamentario bellicoso
della Fallaci anche dopo che, come abbiamo visto, si è rivelato
totalmente sbagliato.
Mentre,
al contrario, penso che “Pepe" Mujica, ex presidente
dell'Uruguay, su questi problemi avesse e abbia ragione.
“Pepe”
Mujica è un uomo di ottant'anni.
E'
un ex tupamaro uruguaiano, un partigiano che lottava contro la
dittatura nel suo Paese, diventandone anni dopo il Presidente.
Durante
la dittatura si è fatto 15 anni di prigione di cui 13 in completo
isolamento, dove ha subito torture e sevizie.
E'
stato il presidente più povero del mondo perché dava in beneficenza
il 90% del suo stipendio presidenziale, continuando a vivere nella sua
modesta casa di 50 metri quadri alla periferia della capitale
Montevideo.
Ecco
cosa dichiarava nel 2013 della guerra in Siria, “Pepe” Mujica,
allora presidente dell'Uruguay.
“L'unico
bombardamento ammissibile in Siria è con latte in polvere con
biscotti e cibo, non con armi né bombe”.
E
ancora: “La guerra non si risolve introducendo più guerra
presumibilmente più giusta, altrimenti si imbocca una strada piena
di conflitti interminabili e si crea un profondo risentimento che si
trasforma in lotta e resistenza da una parte verso l'altra”.
Sempre
l'ex presidente dell'Uruguay ha insistito poi nel ricordare che “in
ciascuno dei tentativi degli ultimi 20 o 30 anni per imporre la
democrazia occidentale con le cannonate lì in Asia minore o nel
mondo arabo, il risultato finale di questo sacrificio sono stati
genocidi dolorosi”.
Ha
poi spiegato che chi ci guadagna con le guerre sono gli “interessi
degli speculatori della finanza che non sono né lenti né pigri , ma
sono pronti ad approfittare delle paure e dell'instabilità di una
zona di guerra”.
E
che i Paesi confinanti con la Siria dovranno “discutere
cercando compromessi e negoziare perché qualunque
negoziazione per cattiva che sia, è infinitamente migliore per i
deboli, per i poveri e per coloro che soffrono nel mondo le soluzioni
militari”.
Io
penso che le parole di “Pepe” Mujica, un personaggio credibile
per la sua storia fatta di lotte per una maggiore giustizia sociale,
dovrebbero essere ascoltate e prese in serie considerazione.
Se
poi coloro a cui piacciono le sue idee sono tacciati come
“buonisti”, bé io credo che è meglio essere “buonisti” che
“cattivisti”, visto i risultati che i loro muscoli ci hanno
portato.
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