Come
promesso giovedì scorso, grazie allo scoop del Fatto Quotidiano,
quest'Isola racconterà un retroscena attraverso alcune
intercettazioni telefoniche della Direzione Investigativa Antimafia
di Reggio Calabria, tra Isabella Votino, ex portavoce di Maroni,
alcuni politici di primo piano e Pietro Salini, amministratore
delegato della più grande impresa di costruzioni italiana la Salini-
Impregilo, l'azienda capofila del consorzio Eurolink che si è
aggiudicato l'appalto da 3milardi e 800milioni di euro per costruire
il Ponte sullo Stretto di Messina, voluto dal governo Berlusconi.
Pietro
Salini, attraverso l'interessamento anche della Votino, stava
tentando di incassare dallo Stato, la penale di UN MILIARDO DI EURO
per la mancata costruzione del Ponte sullo Stretto.
Infatti
l'appalto prevedeva che se entro 540 giorni dall'approvazione del
progetto, lo Stato non faceva partire l'opera, Eurolink poteva
chiedere la risoluzione del contratto incassando questa gigantesca
cifra.
E
questo termine scadeva il 2 novembre 2012 con al governo Monti.
Ma
a poche ore della scadenza, Monti, con un decreto, proroga il progetto
del Ponte ed evita così allo Stato la pesante sanzione.
Il
2 novembre, Salini chiama la Votino per avere informazioni: vuole
sapere se quel decreto ministeriale è entrato in vigore.
L'ex
portavoce di Maroni, risponde che si informerà al
ministero dell'Interno, con il capo di gabinetto, Giuseppe
Procaccini, conosciuto al tempo in cui Maroni era ministro, per
sapere se il decreto di Monti è entrato in vigore con la firma di
Napolitano.
Salini:
“No quello non mi interessa...Basta che non l'ha fatto oggi per
me è già sufficiente...domani è sabato, no...Io
sabato faccio comunque la lettera e li ho FOTTUTI”.
Ma,
fortunatamente per noi contribuenti, il decreto del governo Monti
entrò in vigore nei tempi giusti.
Ma
entro 60 giorni il decreto del Governo dev'essere convertito in legge
pena la sua decadenza e la Votino vorrebbe che la Lega Nord
sostenesse gli interessi della Salini- Impregilo, presentando un
emendamento che blocchi la cancellazione delle penali.
E
fu così che il 10 dicembre 2012, chiamò Manuela Dal Lago,
parlamentare della Lega Nord, nonché presidente della Commissione
Attività produttive: “Vorrei sapere, (chiede
la Votino), qual è la nostra posizione sul Ponte di
Messina”.
Lei
risponde: “Noi siamo sempre stati contrari al Ponte”.
Anche
questo è una novità, la Lega Nord non voleva il Ponte sullo
Stretto!
Votino
allora spiega alla Dal Lago che “non è la questione del Ponte,
ma il punto è un altro: la penale...”.
In
seguito furono
coinvolti dalla Votino altri personaggi istituzionali, ma
alla fine, Monti, per evitare che qualche partito prepari un
emendamento e rimetta tutto in discussione, mette la fiducia sul
decreto e il MILIARDO DI EURO che Salini voleva FOTTERE agli
italiani, è andato in fumo.
In
genere non uso il verbo FOTTERE perché lo ritengo volgare, ma è il
termine usato da Pietro Salini, l'amministratore delegato della
Salini- Impregilo.
Certo
però, cercare di FOTTERE UN MILIARDO ALLO STATO, (per capirci
meglio, 2mila miliardi di vecchie
lire), coinvolgendo dei partiti e delle Istituzioni al più
alto livello, è una mostruosità che lascia sbigottiti.
Confrontiamo
ora questo fatto con un altro che pare arrivi da un altro mondo,
mentre accadde nella stessa Repubblica dei Votino e dei Salini.
E'
un episodio che vi avevo raccontato in un'altra Isola, ma oggi
lo riprendo perché rende bene l'idea di come funziona la giustizia
in questo Paese.
Dorel
Bancila è un romeno di 57 anni, incensurato che vive e lavora a
Roma.
La
mattina del 29 settembre del 2012, in uno spelacchiato parco pubblico
all'estrema periferia della capitale, l'uomo raccoglie da terra e
stacca dai rami più bassi dei pini, 22 pigne.
Un
gesto che gli costerà caro.
Infatti,
mentre stava compiendo il grave misfatto, il delinquente è stato
sorpreso, quindi in piena flagranza di reato, da due vigili che hanno
identificato l'energumeno e sequestrato il corpo del reato: le 22
pigne!
Può
sembrare incredibile, ma ora Dorel Bancila rischia una condanna da 3 a 10 anni di carcere, per furto aggravato di un bene pubblico.
Inoltre,
sempre secondo la legge, ci sono due circostanze aggravanti: l'uomo
ha usato violenza al pino staccando alcune pigne dai rami e perché
il luogo è considerato uno spazio di pubblica utilità.
Queste
due aggravanti, impediscono al giudice di derubricare le accuse
applicando il principio della tenuità del danno.
E
ora vorrei fare una riflessione con voi: non trovate che questi due
fatti, il tentativo di FOTTERE un miliardo allo Stato da
parte della casta padrona e il trattamento subito da Dorel Bancila
per 22 pigne, siano la dimostrazione plastica che in questo Paese
si potrebbero usare le parole pronunciate da Alberto Sordi nel film
“Il marchese del Grillo”, quando, rivolto al popolino
romano disse:
“A
me dispiace.... Ma io so io, e voi non siete un cazzo”.
Io
penso, sia giunta l'ora di svegliarci prima che sia troppo tardi e
mandare a quel paese i pifferai magici e gli apprendisti stregoni che
nascondendosi dietro a degli stupidi slogan ci raccontano un mondo
che non esiste.
Ma
forse potrebbe essere già troppo tardi.
P.S.
Quest'Isola non è esattamente quella che ho presentato a TPN, perché ho dovuto fare qualche taglio per mancanza di tempo.
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