Due
istituti di credito vicini a noi hanno fatto strame delle più
elementari regole etico – finanziarie, come la Banca Popolare di
Vicenza e la Veneto Banca di Montebelluna.
E
Gianni Zonin, l'uomo che per oltre vent'anni è stato il dominus
della popolare vicentina, sta attualmente comodo in una delle sue
lussuose ex residenze.
Dico
ex residenze perché questo signore oggi pare sia nullatenente avendo
ceduto tutte le sue attività e proprietà ai famigliari, per evitare
che un giorno un tribunale lo condanni a pagare in solido per la
gestione “allegra” della banca.
Poi
l'Espresso rivela che il Consiglio Superiore della
Magistratura, ha aperto anche un'indagine sulla procura vicentina,
per vederci chiaro su due archiviazioni di inchieste giudiziarie che
riguardavano Zonin risalenti al 2001 e al 2008.
Mentre
un ex Pm sempre della procura di Vicenza, Antonio Fojadelli, chiese e
ottenne nel 2002 un'altra archiviazione di un'altra inchiesta sempre
su Zonin e poi, nel 2014, questo Pm è entrato nel consiglio di
amministrazione di una società controllata dalla banca vicentina.
Altro
caso: Manuela Romei Pasetti, nel 2012 è entrata nel consiglio di una
banca siciliana controllata sempre dalla Popolare di Vicenza, appena
pochi mesi dopo aver lasciato la presidenza della Corte d'Appello di
Venezia competente per Vicenza,
Scrive
Lirio Abbate sull'Espresso,
“C'è la procura di
Roma che, dopo che
la procura di Treviso ha mandato i fascicoli dell'inchiesta, chiede
e ottiene l'arresto dell'ex AD di Veneto Banca, Vincenzo Consoli,
mentre altre procura, per gli stessi reati, hanno il passo lento,
moscio da far passare nel dimenticatoio le indagini”.
Chissà,
forse Lirio
Abbate si riferiva anche
alle procure di Treviso e
di Vicenza.
Diceva
Andreotti che di queste cose se ne intendeva:
“A
pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”...
Alcuni
risparmiatori della banca vicentina che hanno perso tutto ciò che
avevano investito in sue
azioni e obbligazioni si
stanno chiedendo:
“Perché
Consoli è in galera e Zonin no?”.
Ora
il CSM sta indagando il capo della Procura di Treviso, Michele Dalla
Costa, perché vuol vederci chiaro se l'azione della procura
trevigiana riguardo la Veneto Banca, sia stata, diciamo, poco
incisiva dopo che nel 2013 gli ispettori della Banca d'Italia avevano
sollevato forti dubbi sulla correttezza gestionale della banca.
“Perché,
si chiede il consigliere
regionale veneto, Bottacin, dopo l'ispezione della Banca
d'Italia, che inviò una relazione preoccupata sullo stato
dell'istituto bancario, la procura di Treviso ha
aspettato due anni prima di muoversi?”.
Anche
perché certe costose manie di grandezza della banca erano visibili a
occhio nudo.
La
sede centrale di Montebelluna, scrive la “Tribuna di Treviso”,
era come entrare a Wall Street, dove
si respira opulenza con bagni in alabastro, con quadri,
lampadari del valore di centinaia di migliaia di euro.
Sul
tetto un giardino pensile e all'interno un lussuoso ristorante.
Una
sede costata la bellezza di 24 milioni.
E
poi 150 auto di
rappresentanza e un
jet privato da 10,7milioni di euro, un gioiello da sette passeggeri
ed una autonomia di 4500 chilometri.
Consoli,
a chi gli chiedeva spiegazioni sull'acquisto rispondeva:
“E'
utile per far risparmiare tempo ai manager”. (Ma
va)
Addirittura
la Veneto Banca, che sponsorizzava la Juventus, aveva dei posti
riservati in tribuna nello stadio juventino.
Ecco,
con tutto questo spreco ben visibile e la relazione negativa della
Banca d'Italia, la procura di Treviso per due anni non ha voluto o
potuto metterci il naso, bloccando e arrestando chi permetteva questo
scempio etico-finanziario.
Al
contrario, c'è il caso riferito da Roberto Saviano di quel pianista
abruzzese, Fabrizio Pellegrini di 47 anni, malato di fibromialgia o
sindrome di Atlante, che porta insonnia, spossatezza e dolori
muscolari fortissimi.
Per
alleviare questi sintomi, potrebbe avere accesso all'uso della
cannabis terapeutica (la marijuana), che dovrebbe essere a carico del
servizio sanitario dell'Abruzzo, regione in cui è residente.
Ma
la legge è disattesa in Abruzzo, per cui Pellegrini non potendo
spendere 500euro mensili per l'acquisto della droga in Olanda, ha
deciso di piantare della marijuana a casa sua.
Per
questo motivo è stato arrestato e sbattuto in galera dall'11 giugno
fino al 2 agosto, quando poi è passato ai domiciliari.
In
prigione le sue condizioni si sono notevolmente peggiorate.
Per
alleviare i dolori, visto che in carcere non possono usare la
marijuana, ha assunto dei farmaci antidolorifici di cui è
allergico....
Cosa
pensare dopo questi casi.
Alcuni
mandano in fumo i miliardi dei risparmiatori come nel caso di Zonin e
continuano ad abitare nelle loro ville milionarie, mentre se metti a
dimora alcune piantine di marijuana, si spalancano le porte del
carcere anche se queste servono per alleviare i dolori di una
patologia grave.
Forse,
e dico forse per carità, per la casta padrona la legge
“è più uguale” rispetto ai semplici cittadini, visto che
loro continuano a banchettare senza problemi e senza ritegno alle
nostre spalle, con pochi o nessun problema giudiziario...
Sarebbe
tempo di svegliarci.
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