Matteo
Renzi sta cambiando le carte in tavola: quando i sondaggi davano in
forte vantaggio il “Si” sul referendum sulla riforma
costituzionale, gridava ai quattro venti che se avessero vinto i
“No”, sarebbe andato a casa per sempre.
Ora
che l'aria è cambiata ed il “No” è in testa nei sondaggi, il
bullo fiorentino ha “cambiato verso”, ha cambiato idea.
Ecco
alcune sue dichiarazioni sull'argomento ricordate
dal Fatto
Quotidiano.
29
dicembre del 2015, conferenza stampa di fine d'anno:
“Se
perdo il referendum considero fallita la mia esperienza politica”.
10
gennaio 2016, in un'intervista al Tg1:
“Il
referendum non è un plebiscito, ma è giusto che la parola passi ai
cittadini. Per anni la classe politica non ha fatto niente. Adesso è
arrivato un governo nuovo che ha cercato di realizzare alcune cose.
Se sulla “madre di queste battaglie” che è la riforma
costituzionale, i cittadini non sono d'accordo, hanno tutto il
diritto di dirlo ed io ho il dovere di prenderne atto. Non sono un
politico vecchia maniera, che resta attaccato alla poltrona".
“20
gennaio, al Senato durante il voto sulle riforme: “Ripeto qui:
se perdessi il referendum considererei conclusa la mia esperienza,
perché credo profondamente nel valore della dignità della cosa
pubblica”.
25
gennaio, in un'intervista a Quinta Colonna: “Io non sono come
gli altri. Non posso restare aggrappato alla politica. Se sulle
riforme gli italiani diranno “No”, prendo la borsettina e torno a
casa”.
Il
12 marzo, alla scuola di formazione del PD:
“Se
perdiamo il referendum è doveroso trarne le conseguenze. E'
sacrosanto non solo che il governo vada a casa, ma io
considero terminata la mia esperienza politica”.
In
quel momento i sondaggi davano il “Si” ancora in vantaggio.
20
marzo, al congresso dei Giovani Democratici: “Io ho già la mia
clessidra girata. Se mi va come spero, finisco tra meno
di 7 anni. Se mi va male, se perdo la sfida della credibilità o il
referendum del 2016, vado via subito e non mi vedrete
più. Ci hanno detto
che siamo attaccati alle poltrone,
ma noi siamo
attaccati alle idee:
non c'è un leader che
resta per sempre”.
2
maggio: “La
rottamazione non vale solo quando si voleva noi.... Se
non riesco, vado a casa”.
Poi
il “No” raggiunge nei
sondaggi il “Si” e le sicurezze,
le certezze del
paninaro fiorentino
cominciano a vacillare.
Il
29 giugno: “In tanti
stanno cercando di non parlare del merito del referendum. (se
vi va,
leggetevi sul mio blog
la riforma dell'articolo 70 nell'Isola
del 30 giugno, si ride amaro). Fateci
caso, (continua):
vanno in TV e non parlano nel merito, perché sul merito sanno che la
riforma non è perfetta ma
è un passo in avanti nella direzione attesa da decenni. Loro non
parlano di merito. Parlano di me...”
La
paura di perdere si sta insinuando sempre più e
così il nostro eroe senza macchia, cerca
di smarcarsi.
Ma
ora che i “No” a questa riforma costituzionale,
che lo stesso Renzi dice che “non
è perfetta” stanno
crescendo, ecco
la marcia indietro caratteristica del vecchio politicante con
la faccia di bronzo.
Ecco
cosa spara il 15 luglio: “Ogni
giorno che passa diventa chiaro che il referendum è sulla
Costituzione, sul funzionamento del Parlamento (e
ora state
attenti alle parole)
NON SU ALTRO, (quindi
tutto quello che ha dichiarato urbi et orbi in questi mesi, ovvero
che se perdeva usciva dalla scena politica, è stato bellamente
rimangiato).
Il
2 agosto poi
in un'intervista:
“Sono sicuro che
vincerò il referendum, ma non perché questa sarebbe la mia
vittoria. Non è il referendum di Renzi”.
Giornalista:
Si dimetterà se perde? “Vincerò”.
(e
quindi
non
risponde
alla domanda).
Ed
il 21 agosto alla Versiliana: “Si
vota nel 2018”.
Giornalista:
Comunque vada il
referendum?
Risposta:
“Sì, si vota nel
2018”.
Sottintendendo
ovviamente che rimarrebbe
in carica e quindi
non
prenderebbe la sua
borsettina e se ne andrebbe
a casa come disse il 25
gennaio.
Avevano
anche provato
in questi mesi,
lui ed i suoi maggiordomi,
a brandire
la spada del “dopo di
noi il diluvio”,
inquinando il dibattito sulla schiforma, ma evidentemente non ha
sortito l'effetto da loro
sperato
visto che
i sondaggi danno il “No” avanti.
Certo
che il suo è
un voltafaccia, degno di
un rappresentante
di una
classe politica ormai
impresentabile.
Ma
questi suoi comportamenti non devono stupirci.
Ricordiamoci
che Renzi, ha
cacciato
Letta dal governo qualche
settimana dopo quel
famoso: “Enrico stai
sereno”e
dopo
aver dichiarato:
“Non andrò mai al
governo senza un mandato popolare”.
Sembrano
barzellette, ma non lo sono, sono fatti realmente accaduti!
Con
questi precedenti, se fossi un terremotato del centro Italia non
starei sereno.
Le
sue promesse sulla ricostruzione fatte dopo il disastro valgono zero.
Ora,
dopo queste
sue incredibili
giravolte,
voglio farvi una domanda:
Comprereste
un'auto usata da Matteo
Renzi?
Io
NO! Sicuramente
nasconde una
fregatura.
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