giovedì 1 settembre 2016

Testo della mia "L'Isola" a TPN del 1 settembre 2016


Matteo Renzi sta cambiando le carte in tavola: quando i sondaggi davano in forte vantaggio il “Si” sul referendum sulla riforma costituzionale, gridava ai quattro venti che se avessero vinto i “No”, sarebbe andato a casa per sempre.
Ora che l'aria è cambiata ed il “No” è in testa nei sondaggi, il bullo fiorentino ha “cambiato verso”, ha cambiato idea.
Ecco alcune sue dichiarazioni sull'argomento ricordate dal Fatto Quotidiano.
29 dicembre del 2015, conferenza stampa di fine d'anno:
Se perdo il referendum considero fallita la mia esperienza politica”.
10 gennaio 2016, in un'intervista al Tg1:
Il referendum non è un plebiscito, ma è giusto che la parola passi ai cittadini. Per anni la classe politica non ha fatto niente. Adesso è arrivato un governo nuovo che ha cercato di realizzare alcune cose. Se sulla “madre di queste battaglie” che è la riforma costituzionale, i cittadini non sono d'accordo, hanno tutto il diritto di dirlo ed io ho il dovere di prenderne atto. Non sono un politico vecchia maniera, che resta attaccato alla poltrona".
20 gennaio, al Senato durante il voto sulle riforme: “Ripeto qui: se perdessi il referendum considererei conclusa la mia esperienza, perché credo profondamente nel valore della dignità della cosa pubblica”.
25 gennaio, in un'intervista a Quinta Colonna: “Io non sono come gli altri. Non posso restare aggrappato alla politica. Se sulle riforme gli italiani diranno “No”, prendo la borsettina e torno a casa”.
Il 12 marzo, alla scuola di formazione del PD:
Se perdiamo il referendum è doveroso trarne le conseguenze. E' sacrosanto non solo che il governo vada a casa, ma io considero terminata la mia esperienza politica”.
In quel momento i sondaggi davano il “Si” ancora in vantaggio.
20 marzo, al congresso dei Giovani Democratici: “Io ho già la mia clessidra girata. Se mi va come spero, finisco tra meno di 7 anni. Se mi va male, se perdo la sfida della credibilità o il referendum del 2016, vado via subito e non mi vedrete più. Ci hanno detto che siamo attaccati alle poltrone, ma noi siamo attaccati alle idee: non c'è un leader che resta per sempre”.
2 maggio: “La rottamazione non vale solo quando si voleva noi.... Se non riesco, vado a casa”.
Poi il “No” raggiunge nei sondaggi il “Si” e le sicurezze, le certezze del paninaro fiorentino cominciano a vacillare.
Il 29 giugno: “In tanti stanno cercando di non parlare del merito del referendum. (se vi va, leggetevi sul mio blog la riforma dell'articolo 70 nell'Isola del 30 giugno, si ride amaro). Fateci caso, (continua): vanno in TV e non parlano nel merito, perché sul merito sanno che la riforma non è perfetta ma è un passo in avanti nella direzione attesa da decenni. Loro non parlano di merito. Parlano di me...”
La paura di perdere si sta insinuando sempre più e così il nostro eroe senza macchia, cerca di smarcarsi.
Ma ora che i “No” a questa riforma costituzionale, che lo stesso Renzi dice che “non è perfetta” stanno crescendo, ecco la marcia indietro caratteristica del vecchio politicante con la faccia di bronzo.
Ecco cosa spara il 15 luglio: “Ogni giorno che passa diventa chiaro che il referendum è sulla Costituzione, sul funzionamento del Parlamento (e ora state attenti alle parole) NON SU ALTRO, (quindi tutto quello che ha dichiarato urbi et orbi in questi mesi, ovvero che se perdeva usciva dalla scena politica, è stato bellamente rimangiato).
Il 2 agosto poi in un'intervista: “Sono sicuro che vincerò il referendum, ma non perché questa sarebbe la mia vittoria. Non è il referendum di Renzi”.
Giornalista: Si dimetterà se perde? “Vincerò”. (e quindi non risponde alla domanda).
Ed il 21 agosto alla Versiliana: “Si vota nel 2018”.
Giornalista: Comunque vada il referendum?
Risposta: “Sì, si vota nel 2018”.
Sottintendendo ovviamente che rimarrebbe in carica e quindi non prenderebbe la sua borsettina e se ne andrebbe a casa come disse il 25 gennaio.
Avevano anche provato in questi mesi, lui ed i suoi maggiordomi, a brandire la spada del “dopo di noi il diluvio”, inquinando il dibattito sulla schiforma, ma evidentemente non ha sortito l'effetto da loro sperato visto che i sondaggi danno il “No” avanti.
Certo che il suo è un voltafaccia, degno di un rappresentante di una classe politica ormai impresentabile.
Ma questi suoi comportamenti non devono stupirci.
Ricordiamoci che Renzi, ha cacciato Letta dal governo qualche settimana dopo quel famoso: “Enrico stai sereno”e dopo aver dichiarato: “Non andrò mai al governo senza un mandato popolare”.
Sembrano barzellette, ma non lo sono, sono fatti realmente accaduti!
Con questi precedenti, se fossi un terremotato del centro Italia non starei sereno.
Le sue promesse sulla ricostruzione fatte dopo il disastro valgono zero.
Ora, dopo queste sue incredibili giravolte, voglio farvi una domanda:
Comprereste un'auto usata da Matteo Renzi?
Io NO! Sicuramente nasconde una fregatura.

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