sabato 25 marzo 2023

Flat tax: una bufala pericolosa

Ho letto sul Fatto Quotidiano un articolo molto interessante che verteva sulla Flat tax, la cosiddetta: Tassa piatta.

L'estensore ha ricordato che nell’anno 2012 il governatore repubblicano del Kansas a voluto fare un esperimento decidendo di tagliare le tasse linearmente, sia per i redditi individuali che per le aziende, motivando tale scelta perché convinto che servisse per: “dare una botta di adrenalina all’economia”.

Per cui azzera il fisco per molte imprese. Porta le aliquote a due e abbassa quella sui redditi più alti al 25%. Ma il risultato è stato disastroso: scuole chiuse, assistenza sanitaria ridotta, nuove infrastrutture bloccate e un buco di bilancio di 1 miliardo e con la crescita economica e occupazionale tra le più basse negli Usa. E così dopo cinque anni i Repubblicani hanno fatto marcia indietro ed hanno annullato i tagli.

Quando il governo Meloni annuncia la “riforma epocale” con lo slogan: “Abbassiamo le tasse, così aumentiamo la crescita e l’equità e favoriamo occupazione ed investimenti”, evidentemente non è a conoscenza su ciò che è avvenuto nel Kansas.

In Italia i numeri dicono che mediamente il 20% dell’Irpef va a finanziare la Sanità; il 21% la Previdenza; l’11% l’Istruzione e l’8,9% la Difesa, l’Ordine pubblico e quindi la Sicurezza. Per cui viene normale chiedersi: cosa accadrebbe in questi comparti pubblici senza gli svariati miliardi del mancato gettito? Senza dimenticare che è pure prevista la cancellazione dell’Irap, un’imposta delle aziende che sostiene ben il 20% della Sanità pubblica.

Al di la su chi beneficerà di questo calo delle imposte, sicuramente darà un colpo mortale al welfare, come la Sanità, la scuola e gli investimenti statali. E poi un esempio: il costo di oltre 10 miliardi del Ponte sullo Stretto tanto caro a Salvini, dove lo Stato prenderà i miliardi per finanziarlo?

Salvini e compagni che vorrebbero la flat tax, la tassa piatta per tutti sia ricchi che poveri, evidentemente non conoscono l’articolo 53 della nostra Costituzione che recita: “Tutti sono chiamati a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. IL SISTEMA TRIBUTARIO E’ INFORMATO A CRITERI DI PROGRESSIVITA’”. Quindi dovrebbero modificare l’art. 53 della Costituzione!

Le imposte dello Stato dovrebbero invece servire anche per fare una equa ridistribuzione delle ricchezze. E quindi, per fare un esempio, aumentando la tassa di successione che oggi fino ad un milione di euro è giustamente esente, per poi essere tassata vergognosamente del 4%, mentre in altri Paesi come la Francia l’imposta arriva al 45% e la media dei Paesi dell’Ocse è del 15%.

Ecco se la Meloni volesse fare davvero questa “rivoluzione fiscale attesa da cinquant’anni” dovrebbe partire da qui. Rispettando la Costituzione che quando conviene si dice che è la più bella del mondo, e poi togliendo un po’ di privilegi a chi nasce nella ricchezza.

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