giovedì 29 febbraio 2024

L'Italia non ha fatto i conti col passato

Questo post è piuttosto lungo, ma merita perdere qualche minuto in più e leggerlo fino in fondo.

Si parla spesso di antifascismo. Meloni non riesce a pronunciare questa parola. Si strozza in gola. Eppure lei e il suo governo hanno giurato sulla Costituzione che in ogni suo articolo è nettamente antifascista. Per cui devo pensare che i giuramenti suo e dei suoi ministri siano falsi.

In Germania se qualcuno festeggiasse qualche ricorrenza su Hitler, verrebbe spedito in galera senza tanti complimenti.

Mentre in Italia questo non accadde. Quando vediamo braccia tese, croci celtiche e altri armamentari tipici del ventennio mussoliniano, queste esibizioni vengono dipinte come dei fatti folcloristici. Tuttora sul simbolo elettorale dei Fratelli d’Italia fa bella mostra di se un tricolore uguale a quello che c’è sulla tomba di Mussolini a Predappio.

Hitler e Mussolini sono stati due mostri che hanno portato la distruzione in Europa.

Ma perché questa diversa percezione dei tragici fatti tra gli italiani rispetto ai tedeschi? Forse la risposta a questa domanda è dovuta a quanto è avvenuto nell’immediato dopoguerra in Italia diversamente che in Germania.

Nel dopoguerra, come scrive Gianni Oliva sul Fatto, i vincitori anglo-americani avevano sollecitato i partiti moderati guidati da De Gasperi di “normalizzare” la società dopo i drammi della guerra e della guerra civile che è seguita dopo la caduta del governo fascista l’8 settembre del ’43.

Volevano una transizione tranquilla senza epurazioni anche non violente verso coloro che erano stati complici del regime.

Fu così assicurata la continuità amministrativa del Paese. Rimasero al loro posto personaggi che avrebbero dovuto pagare per la loro complicità al regime, come i burocrati ministeriali, magistrati, questori, prefetti, alti ufficiali. Così come hanno mantenuto i loro ruoli i dirigenti dell’industria e della finanza. Non sono state fatte epurazioni neanche nelle università, anche se sappiamo che solo 14 su oltre mille docenti universitari non hanno eseguito l’ordinanza di Mussolini di aderire al partito fascista.

Così come i giornalisti tra i quali Giorgio Almirante, il padre politico di Meloni & C., che è stato il segretario di redazione della rivista quindicinale “La difesa della razza”.

Questa “normalizzazione” ha fatto trasformare dei fascisti in democratici senza pagare per essere stati complici di quel bandito che di nome fa Mussolini. Non sono state  fatte indagini sulle loro colpe e connivenze passate.

Ci sono dei fatti paradossali frutto di tutto questo, come il caso di Marcello Guida.

Questi era il direttore del penitenziario di Ventotene dove venivano incarcerati gli antifascisti come Pertini. Quando nel 1969 scoppiò la bomba in piazza Fontana a Milano, il questore di Milano era proprio lui, Marcello Guida e sempre lui indicò che la bomba che fece la strage era di matrice anarchica anziché fascista e sostenne la tesi che il colpevole era l’anarchico Pinelli che poi si “suicidò” gettandosi dal quarto piano della questura. Tutte menzogne! Oppure il caso di Gaetano Azzariti che da presidente del “Tribunale della Razza” dove veniva deciso il destino di uomini che poi venivano inviati nei lager nazisti a morire, divenne nel 1957, presidente della Corte costituzionale. Una cosa da far arrossire di vergogna.

Ecco perché molti in Italia manifestano il sogno di un ritorno del fascismo, ovviamente diverso da quello mussoliniano. E Meloni non riesce a pronunciare la parola antifascismo perché perderebbe parecchi voti! 

Purtroppo l’Italia non ha fatto i conti col proprio passato e come le maree, ritornano periodicamente sussulti con a capo personaggi che ricordano il ventennio fascista con nostalgia.


Nessun commento: