Spesso usiamo due pesi e due misure su dei fatti che sono simili secondo le nostre convinzioni politiche e sociali.
Ad esempio,
da quando Putin ha invaso uno Stato sovrano come l’Ucraina, gli atleti russi,
quando partecipano ad un evento sportivo internazionale, partecipano a titolo personale e non rappresentano il
loro Paese. Per cui, quando è previsto, il loro inno nazionale non viene eseguito. E tutto questo, per reazione del mondo dello sport per il
conflitto scatenato dal presidente russo. Forse è giusto così, anche se lo
sport, come dice qualcuno, non dovrebbe essere usato nello scontro politico.
Mentre
Israele che ha invaso anch’esso degli Stati sovrani come il Libano, la Siria,
lo Yemen, l’Iraq, commesso stragi a Gaza e in Cisgiordania, degli omicidi a Teheran, è ancora all’interno del
mondo sportivo con la propria bandiera, con il proprio inno nelle
manifestazioni internazionali che si svolgono come le olimpiadi, i campionati
mondiali nelle varie specialità sportive.
E questo non mi sembra sia giusto ed equilibrato rispetto alla Russia.
A Udine è stata giocata la partita delle nazionali di calcio d’Italia e Israele. Durante l’esecuzione dell’inno israeliano, alcuni spettatori lo hanno fischiato. Ebbene sono stati ripresi da quasi tutti: non si devono fischiare gli inni, come non si bruciano le bandiere. E questo è giusto.
Io penso che
bisogna scindere le “colpe” di Putin con i cittadini russi e le “colpe” di Netanyahu
con i cittadini israeliani.
Putin non è
la Russia, e Netanyahu non è Israele.
Solo Luigi
XIV, il re Sole, diceva che: “Lo Stato sono io”.
Quindi
criticare Putin, non è essere anti russo, così come criticare Netanyahu non è essere contro gli israeliani,
men che meno antisemiti, come spesso invece vengono etichettati coloro che
manifestano contro il governo israeliano.
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