La Corte penale internazionale dell’Aia, ha spiccato un mandato d’arresto per il primo ministro israeliano Netanyahu, per l’ex ministro della Difesa Gallant e l’attuale capo di Hamas, Deif.
La Corte li
ritiene entrambi, Netanyahu e Gallant, penalmente responsabili dei seguenti crimini: “Crimini di guerra con uso della fame come
metodo bellico e i crimini contro l’umanità di omicidio, persecuzione a altri
atti inumani”.
La Corte poi
sottolinea che: “ Esistono ragionevoli
motivi per credere che entrambi gli individui abbiano intenzionalmente e consapevolmente
privato la popolazione civile a Gaza di oggetti indispensabili per la loro sopravvivenza,
tra cui cibo, acqua, medicinali e forniture mediche, carburante ed elettricità”.
Immediatamente
sono partite le bordate di Netanyahu e soci. Naturalmente l’accusa è quella
classica: questi giudici sono antisemiti.
Questa accusa
mi ricorda quando in Unione Sovietica il regime comunista al potere reagiva
contro coloro che erano contrari alla dittatura con l’accusa: sono
antisovietici e venivano, dopo un giudizio farsa, incarcerati.
In Italia
abbiamo visto reazioni in ordine sparso.
La destra si
è scagliata contro la decisione della Corte accusando i giudici di fare politica.
Tajani sta al solito nel mezzo e sostiene che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico
e non un ruolo politico. Praticamente si è astenuto. Come la capa del governo, Meloni
che non ha ancora battuto un colpo.
Però a
questo punto è giusto ricordare i numeri. Nella striscia di Gaza i morti sono attualmente
oltre 43mila. Gli abitanti prima delle stragi erano 2,3 milioni; gli sfollati
sono 1,9 milioni. Sono stati devastati ospedali, abitazioni, moschee, chiese
cristiane, scuole, università e le infrastrutture essenziali per un vivere civile.
L’alto
commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha dichiarato che la più
alta percentuale dei morti sono bambini da 0 a 14 anni.
Anche questi
erano terroristi di Hamas?
Secondo me,
la Corte avrebbe dovuto prendere questa decisione molti mesi fa. Per chi aveva
occhi per vedere, il genocidio era già ben visibile.
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