Ecco un esempio che spiega, senza tanti giri di parole, perché al referendum sulla riforma della magistratura si deve votare NO!
Mercoledì
scorso si è tenuta un’udienza nel Tribunale di Pordenone.
L’imputato era accusato di omicidio colposo. Aveva
detenuto in un posto non sicuro di casa delle bombe di cui è venuto in possesso
per caso e trovate da suo nipote, un bambino che giocando con essa gli è scoppiata tra le mani uccidendolo.
Per questo reato il pm ha chiesto per il nonno del bambino la condanna a sei mesi.
Mentre ha
chiesto l’archiviazione per l’ipotesi di detenzione di ordigni esplodenti in
locali non sicuri.
Ecco
spiegato in modo plastico come opera il pm oggi: deve cercare la verità
processuale. E se durante le indagini emergono delle prove che dimostrano
l’estraneità dell’indagato per il reato cui è accusato, il pm è obbligato a
chiedere il proscioglimento. Mentre se al referendum vincesse il Sì, il
pubblico ministero diventerebbe come l’avvocato, che cerca di far assolvere il
suo cliente anche se sapesse che è colpevole. E quindi se vincesse il Sì il pm
cercherà di far condannare l’imputato anche se sapesse che potrebbe essere
innocente. Per cui il pm e l’avvocato difensore sarebbero messi sullo stesso
piano: il pm diventerà l’accusatore e
quindi cercherà in ogni modo di far condannare l’imputato anche se ha dei dubbi
sulla sua colpevolezza, viceversa l’avvocato difensore cercherà di farlo
assolvere, anche se sapesse che il suo cliente è colpevole.
Io penso che
i cittadini siano più tutelati se il pm ha la cultura giudiziaria attuale. Per
cui il mio invito è che quando vi recherete al seggio in primavera per scegliere tra il Sì o il No alla modifica costituzionale, votiate per il No perché con il Sì il comune cittadino
sarebbe meno tutelato.
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